Imu, l'Ue deve capire la specificità sociale italiana
Antonio Maria Baggio, ordinario Filosofia Politica presso Istituto Univ. Sophia di
Loppiano (Fi) Da una parte
abbiamo una campagna ideologica anticlericale e anticattolica costante, ma ciò non
stupisce più e non è l'elemento più grave. L'elemento più grave è una tendenza ormai
europea a vedere l'economia secondo un pensiero unico, in maniera totalizzante. Noi,
ne risentiamo anche per le imposizioni che l'Europa ha fatto all'Italia e che il governo
Monti diligentemente applica con le sue leggi. Con l'Imu, ad esempio, si vede l'attività
economica come qualcosa che, anche se non ha fini di lucro, dal momento che elarcisce
dei servizi o dei beni avendo in cambio un corrispettivo in denaro, come tale, deve
essere considerata uguale in tutti i soggetti che la praticano. Ciò non è vero. Perchè
molto spesso queste attività che offrono dei beni, sono attività legate a carismi,
a donazioni ai poveri. Qui sono le decisioni politiche che distorgono una realtà e
una vocazione sociale. Purtroppo c'è una corrispondenza, come tendenza, tra ciò che
vuole l'Ue, che non sa riconoscere lo specifico italiano, la società civile, pensiamo
all'abolizione dell'agenzia per il Terzo settore. In questa specificità c'è un ruolo
della Chiesa nel sociale che non può non essere riconosciuto. Sull'impegno
dei cattolici in politica, serve un chiarimento. Quando i cattolici fanno una scelta
politica, la scelta è sempre personale, come singolo, da cittadino. Su questa distinzione
bisognerebbe avere maggiore attenzione. Ma si può fare politica anche nell'impegno
sociale, predisponendo programmi, dando indicazioni, entrando in dialogo con la politica
istituzionale. Fare politica, per un cattolico, non significa automaticamente entrare
in Parlamento. Si indebolisce, così, la propria condizione sociale. E' da fuori dal
Palazzo che si esercita il dialogo e la pressione sulla politica. Poi, l'ingresso,
è sempre una scelta personale. (a cura di Luca Collodi)