2012-11-13 15:28:56

Prosegue la campagna di Amnesty per le donne di Nordafrica e Medio Oriente


Ancora fino al 25 novembre è in atto la campagna lanciata da Amnesty International “Io sono la Voce”, contro la violazione dei diritti umani nei confronti delle donne in Medio Oriente e in Nordafrica. L’organizzazione ha dato il via ad una raccolta fondi, tramite sms solidale al numero 45509 del valore di due euro a favore delle donne di Paesi come Iran, Tunisia ed Egitto. Qui, da giugno, è presidente Mohamed Morsi, del partito islamico Fratelli musulmani, che nel suo programma prometteva spazio e protezione alle donne nella società. Sulla realtà egiziana, Francesca Sabatinelli ha intervistato Layla Neamatalla, imprenditrice egiziana, ideatrice di un progetto di sviluppo sostenibile per le donne dell’oasi di Siwa: RealAudioMP3

R. – Quando un governo ha una forte connotazione religiosa, c’è meno libertà per le donne... Devo dire che al Cairo e nelle grandi città non è cambiato niente. Nelle piccole città, forse un po’, ma non più di tanto, per il momento. I problemi esistevano anche prima e non è che con il cambiamento le cose siano veramente già mutate. Forse accadrà, ma fino ad adesso niente.

D. – In questi mesi sono arrivate testimonianze di donne che hanno subito violenze. E’ vero che la sicurezza per loro non è migliorata, anzi, in alcuni casi è peggiorata?

R. – Sì, è vero, ma non solo per le donne. E’ la sicurezza che è diminuita. C’era stato un momento in cui la polizia aveva perso il controllo della situazione. Adesso va un po’ meglio, la polizia è più presente nelle strade.

D. - Lei come vede questa sterzata verso un "governo più religioso"?

R. – Ripeto, per ora non è cambiato niente. Il Paese è com’era prima, solo che non abbiamo ancora la Costituzione, sarà quella a decidere la direzione: se il Paese si orienterà verso una Carta di stampo più integralista o se piuttosto resterà - con una Costituzione più o meno bilanciata - secolare. Senza Costituzione non si sa ancora.

D. - Lei ha qualche timore?

R. – Quando ci sono cambiamenti, quando non si sa che cosa porta il futuro, c’è sempre un momento dove si aspetta e si osserva. La vita per le donne non è cambiata molto, non è che siano più coperte oggi, no! Lo erano anche al tempo del governo precedente, questo non è cambiato.

D. – Lei è un’imprenditrice, una donna di carriera. Ma qual è il problema della donna, in Egitto?

R. – Oggi credo che il grande problema sia l’istruzione. Ci si deve concentrare e dare maggiore attenzione all’istruzione, per farla arrivare anche nei piccoli paesi, nelle campagne. Così la situazione potrà cambiare, dobbiamo sempre pensare che è la donna che si occupa dei bimbi a casa, dei ragazzi, e se la donna non è istruita, questo ricadrà anche sui figli. Io lavoro con donne molto chiuse, che vivono in un’oasi nel deserto del Nord. Queste donne vanno a scuola però una volta sposate poi rimangono a casa, non lavorano. Nei piccoli paesi c’è questa tradizione che si tramanda di nonna in madre e in figlia, e loro non vogliono cambiare. Questo per me è strano, pensavo che anche le donne desiderassero cambiare e avere più libertà, ma non è così. Sono contente così...







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