Prosegue la campagna di Amnesty per le donne di Nordafrica e Medio Oriente
Ancora fino al 25 novembre è in atto la campagna lanciata da Amnesty International
“Io sono la Voce”, contro la violazione dei diritti umani nei confronti delle donne
in Medio Oriente e in Nordafrica. L’organizzazione ha dato il via ad una raccolta
fondi, tramite sms solidale al numero 45509 del valore di due euro a favore delle
donne di Paesi come Iran, Tunisia ed Egitto. Qui, da giugno, è presidente Mohamed
Morsi, del partito islamico Fratelli musulmani, che nel suo programma prometteva
spazio e protezione alle donne nella società. Sulla realtà egiziana, FrancescaSabatinelli ha intervistato LaylaNeamatalla, imprenditrice egiziana,
ideatrice di un progetto di sviluppo sostenibile per le donne dell’oasi di Siwa:
R. – Quando
un governo ha una forte connotazione religiosa, c’è meno libertà per le donne... Devo
dire che al Cairo e nelle grandi città non è cambiato niente. Nelle piccole città,
forse un po’, ma non più di tanto, per il momento. I problemi esistevano anche prima
e non è che con il cambiamento le cose siano veramente già mutate. Forse accadrà,
ma fino ad adesso niente.
D. – In questi mesi sono arrivate testimonianze di
donne che hanno subito violenze. E’ vero che la sicurezza per loro non è migliorata,
anzi, in alcuni casi è peggiorata?
R. – Sì, è vero, ma non solo per le donne.
E’ la sicurezza che è diminuita. C’era stato un momento in cui la polizia aveva perso
il controllo della situazione. Adesso va un po’ meglio, la polizia è più presente
nelle strade.
D. - Lei come vede questa sterzata verso un "governo più religioso"?
R.
– Ripeto, per ora non è cambiato niente. Il Paese è com’era prima, solo che non abbiamo
ancora la Costituzione, sarà quella a decidere la direzione: se il Paese si orienterà
verso una Carta di stampo più integralista o se piuttosto resterà - con una Costituzione
più o meno bilanciata - secolare. Senza Costituzione non si sa ancora.
D. -
Lei ha qualche timore?
R. – Quando ci sono cambiamenti, quando non si sa che
cosa porta il futuro, c’è sempre un momento dove si aspetta e si osserva. La vita
per le donne non è cambiata molto, non è che siano più coperte oggi, no! Lo erano
anche al tempo del governo precedente, questo non è cambiato.
D. – Lei è un’imprenditrice,
una donna di carriera. Ma qual è il problema della donna, in Egitto?
R. – Oggi
credo che il grande problema sia l’istruzione. Ci si deve concentrare e dare maggiore
attenzione all’istruzione, per farla arrivare anche nei piccoli paesi, nelle campagne.
Così la situazione potrà cambiare, dobbiamo sempre pensare che è la donna che si occupa
dei bimbi a casa, dei ragazzi, e se la donna non è istruita, questo ricadrà anche
sui figli. Io lavoro con donne molto chiuse, che vivono in un’oasi nel deserto del
Nord. Queste donne vanno a scuola però una volta sposate poi rimangono a casa, non
lavorano. Nei piccoli paesi c’è questa tradizione che si tramanda di nonna in madre
e in figlia, e loro non vogliono cambiare. Questo per me è strano, pensavo che anche
le donne desiderassero cambiare e avere più libertà, ma non è così. Sono contente
così...