A San Paolo fuori le Mura, chiude il Festival di musica e arte sacra
“La musica è uno strumento di unione e pace, è il mio credo”. Così, il soprano israeliano
Chein Reiss ci racconta la sua professione e le sue emozioni alla vigilia del
concerto di ieri sera, nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura. Insieme ai
Wiener Philarmoniker in formazione da camera, la Reiss ha chiuso l’XI edizione del
Festival di musica e arte sacra, nell’appuntamento più atteso della rassegna, con
un programma interamente mozartiano. Ascoltiamo l’artista al microfono di Gabriella
Ceraso:
R. – Sono molto
contenta. E’ molto importante per me cantare in questo Festival.
D. – Sono
arie sacre, quelle di Mozart, che lei interpreta. In tutto il Festival si sceglie
la musica sacra, per veicolare, per trasmettere una riflessione di fede. Che effetto
le fa?
R. – La musica sacra è la mia musica preferita, perché mi sento vicina
a Dio, quando canto questa musica. Io sono israeliana, ebrea, ma questa musica è per
tutti, perché c’è un unico Dio: io credo che sia così. La musica è una lingua internazionale,
che unisce e aiuta a comunicare con altra gente.
D. – Come cantante ha attraversato
i testi di tanti autori di epoche diverse: le hanno insegnato qualcosa sui sentimenti
dell’uomo?
R. – Ogni giorno la musica m’insegna qualcosa di nuovo. Quando canto
le arie sacre di Mozart - come per esempio “Laudate Dominum” o “Exultate Jubilate”
– non sono solo una preghiera, sono anche un canto di gloria a Dio. E’ molto importante,
perché è un messaggio di pace che dà speranza.