Sri Lanka: i vescovi chiedono al governo di rispettare l’indipendenza della magistratura
Una minaccia all'indipendenza della magistratura: così la Conferenza episcopale dello
Sri Lanka (Cbcsl) definisce la mozione di impeachment approvata dal governo contro
Shirani Bandaranayake, presidente della Corte suprema e prima donna a ricoprire tale
carica. Presentata dalla coalizione in carica (United People's Freedom Alliance -
Upfa) e firmata da 117 deputati, la mozione è stata accettata dal presidente del Parlamento.
L'interpellanza parla di 14 capi di imputazione, tra cui patrimoni non dichiarati
e violazione di disposizioni costituzionali, senza però scendere in ulteriori dettagli.
La donna ha sempre negato le accuse. Società civile, leader cattolici e buddisti e
membri della comunità internazionale hanno criticato la mossa, vista come l'ennesimo
tentativo da parte del governo di interferire con la magistratura. Intanto, su indicazione
del cardinale Malcolm Ranjith il Comitato affari interni dell'arcidiocesi di Colombo
ha emesso un comunicato ufficiale sulla mozione. Nella nota ripresa dall'agenzia AsiaNews,
i vescovi dichiarano di "attendere con ansia" la pubblicazione delle accuse contro
la Bandaranayake, e si augurano che "la mozione non dipenda dal possibile disappunto
legato ad alcune sentenze emesse contro lo Stato", ma "si basi su veri atti di cattiva
condotta". Di recente infatti, la Corte suprema ha rallentato l'iter burocratico per
l'approvazione di un disegno di legge, che proponeva il trasferimento dei poteri delle
province al governo centrale. In un caso analogo, la donna ha ritardato il passaggio
di una bozza di legge, che stabiliva il passaggio dei fondi destinati allo sviluppo
sotto il controllo del ministero dello Sviluppo economico. Dicastero guidato da Basil
Rajapaksa, fratello del presidente Mahinda Rajapaksa. "Secondo la Costituzione - notano
i vescovi cattolici - il Parlamento ha il potere di accusare un giudice per cattiva
condotta. La nostra Carta conferisce la sovranità al popolo e non al parlamento. Ma
a differenza delle altre repubbliche presidenziali, dove c'è una chiara divisione
dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, in Sri Lanka è il parlamento a esercitare
il potere giudiziario attraverso i tribunali. Le autorità costituzionali considerano
la separazione dei poteri essenziale per la salvaguardia dell'indipendenza della magistratura.
Questa mancanza nella nostra Costituzione chiede di essere sanata al più presto".
Per il Comitato, il presidente della Corte suprema "deve avere gli stessi diritti
di difesa riconosciuti ai cittadini accusati di un crimine". Questo, sottolinea, include
"la possibilità di difendere se stessa, essere rappresentata da un consiglio, l'esame
incrociato di testimoni". Infine, sottolineano i vescovi firmatari, "speriamo che
questa mozione non distolga l'attenzione del governo da problemi più urgenti, come
la riconciliazione tra le comunità e la ricerca di una soluzione politica alle richieste
del popolo tamil". La Costituzione dello Sri Lanka conferisce al presidente l'autorità
di nominare il capo della Corte suprema, ma non quella di revocarlo dalla carica.
Solo un'interpellanza parlamentare - come nel caso della Bandaranayake - può destituirlo
dall'incarico. (R.P.)