2012-11-12 09:32:11

Le speranze di unificazione delle due Coree


Nella penisola coreana cresce l’istanza di riunificazione. Per ora solo un progetto, che le popolazioni del nord e del sud, ancora divise, sentono fortemente. A creare difficoltà la presenza di due regimi ideologicamente opposti e le diverse influenze internazionali sui due Paesi. Il servizio del nostro inviato a Seoul, Davide Dionisi: RealAudioMP3

Quello della riunificazione delle due Coree è un intimo desiderio del Nord e del Sud, ma prima di tornare insieme bisogna ritrovare la pace e la serenità tra i due popoli divisi. Ne è convinto padre Gerard Hammond, Missionario di MaryKnoll, che abbiamo incontrato ieri a Seoul. E’ passato troppo tempo da quella ferita inferta ad una popolazione. E, si sa, dove c’è sofferenza e disagio, lì c’è la Chiesa. Una Chiesa in questo caso viva, dinamica, che prega per le famiglie divise e si prodiga per aiutarli. "Io sono un prete ed ho un passaporto americano" ci ha detto. "Non mi interessano gli affari interni del regime del Nord. Ma proprio come sacerdote, per quel che rappresento, devo essere un esempio e dare una speranza a chi soffre". Il missionario statunitense varca il 38esimo parallelo due o tre volte all’anno. Dipende dai permessi del Ministero degli esteri locale. Lo fa sotto le insegne di "Eugene Bell", una fondazione protestante che consente anche ad una rappresentanza cattolica e atea di unirsi al gruppo per portare aiuti. Ma è solo il regime di Pyongyang a porre un freno al processo di unificazione? "Assolutamente no. Anche se il regime ha una relazione privilegiata con la Cina e la Cina vuole che la Corea del Nord sopravviva, sono altri i paesi che guardano con disinteresse ad una nazione unita. Dunque è necessario puntare sul dialogo tra coreani. Solo l’incontro pacifico tra le due parti può arrivare là dove la diplomazia internazionale finora ha fallito" ribadisce convinto P. Hammond. E allora carta, forbice e sasso, ossia il gioco tanto popolare da queste parti che i bambini condividono con il sacerdote americano ogni volta che va a trovarli per dimostrargli tutto il suo affetto. "Non dimenticate la Corea del Nord" ci raccomanda prima di lasciarci. La sua preoccupazione principale, la sua missione. Quella della Chiesa tutta.









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