Caritas-Migrantes: "no" all'accoglienza occasionale e d'emergenza dal Nord Africa
Interventi urgenti in favore delle persone accolte in seguito all’emergenza del Nord
Africa. È quanto chiedono, in un comunicato congiunto reso noto oggi ripreso dall'agenzia
Sir, Caritas Italiana e Fondazione Migrantes ricordando quanto espresso dalla Commissione
episcopale per le migrazioni (Cemi) lo scorso 2 ottobre. I vescovi avevano manifestato
la loro preoccupazione per l’approssimarsi della data del 31 dicembre 2012, quando
è prevista la chiusura dell’emergenza nord africana e delle relative strutture di
accoglienza: “I disagi e le numerose difficoltà burocratiche, economiche e sociali
vissute dai centri e dalle comunità di accoglienza, molte delle quali nelle nostre
diocesi, parrocchie e negli istituti religiosi - scrivono Caritas e Migrantes - inducono
a tornare sulla prossima scadenza di fine anno per chiedere interventi volti a far
uscire le persone da forme di accoglienza occasionali ed emergenziali”. Da un monitoraggio
condotto dalla rete delle Caritas diocesane impegnate nell’accoglienza è emerso che
circa il 60% delle persone è ancora in attesa di ricevere uno status definitivo, o
di conoscere l’esito del procedimento amministrativo o di quello giudiziario. I due
organismi della Cei prendono atto del recente provvedimento del Governo volto ad attivare
una procedura per il rilascio del permesso umanitario, rinnovando l’istanza precedentemente
negata. Si tratta però “di una procedura che rischia di essere macchinosa e che potrà
essere realizzata efficacemente solo con l’apporto congiunto degli attori istituzionali
e degli enti di tutela”. Da qui l’auspicio di “un intervento urgente delle Autorità
competenti per l’adozione di misure volte a superare le suddette criticità, a partire
dal tempestivo rilascio di un permesso di soggiorno alle persone in accoglienza, nonché
la necessaria proroga dell’accoglienza per le categorie cosiddette vulnerabili. A
tal fine sottolineiamo l’opportunità di un coinvolgimento delle maggiori organizzazioni
di tutela per definire un piano di misure concrete da attuare nel breve periodo, così
come accaduto nella fase iniziale di questa emergenza durante la quale è stata data
la disponibilità all’accoglienza di migliaia di profughi”. Con i vescovi della Cemi,
Caritas e Migrantes sottolineano che “la prospettiva realistica di nuovi flussi verso
l’Italia di persone che vivono il dramma della fuga per ragioni politiche e religiose
non permette di lasciare ulteriormente nella precarietà strutture e percorsi di accoglienza
e protezione umanitaria nel nostro Paese”. (R.P.)