Atene approva il bilancio 2013, scongiurando l’ipotesi di uscire dall’eurozona
Economia in primo piano in questo inizio di settimana. Il Parlamento greco ha approvato
il Bilancio dello Stato per il 2013, con pesanti misure di austerità per scongiurare
l’uscita dall’eurozona ed ottenere una nuova tranche di aiuti. La crisi europea sarebbe
anche all’origine - insieme alle forti tensioni con la Cina - della caduta del Pil
in Giappone, avviato alla recessione. Il servizio di Roberta Gisotti
Mentre decine
di migliaia di cittadini greci - almeno 20 mila - protestavano in piazza contro le
misure di austerità approvate mercoledì scorso dal Governo, il ministro delle Finanze
Stournaras ha ottenuto in Parlamento il voto favorevole alla Legge di Bilancio, che
promette lacrime e sangue – cosi come voluto dalla Troika dell’Ue, della Banca Centrale
Europea e del Fondo monetario internazionale, mettendo “per sempre fine alla ipotesi
di uscita della Grecia dall’eurozona”, ha assicurato Kedikoglou, il portavoce dell’esecutivo
ellenico. Il sì al nuovo pacchetto di sacrifici garantirà una nuova trance di aiuti
da 31,5 miliardi di euro, ma non sarà la riunione dell’Eurogruppo oggi a Bruxelles
a dare il via libera. Con ogni probabilità ci vorranno non meno di due settimane.
E per fronteggiare la crisi di liquidità ad evitare il fallimento, Atene emetterà
domani titoli di Stato per circa 3 miliardi per rimborsare i bond in scadenza il 16
novembre. Non ha invece bisogno di altri aiuti il Portogallo, secondo la cancelliere
tedesca Merkel, domani in visita a Lisbona. In Italia: il capo del Governo Monti,
ha definito “inaccettabile” un blocco dei fondi per la ricostruzione in Emilia Romagna,
colpita dal sisma, paventato nel negoziato sul bilancio Ue 2012, ottenendo garanzie
da Barroso e Schulz, presidenti della Commissione e del Parlamento europei. E la crisi
del vecchio continente si riflette sul Giappone, terza economia al mondo avviata in
recessione con un Pil crollato dell’0,9 nel terzo trimestre 2012, dovuto anche alle
forti tensioni con la Cina, primo partner commerciale: in ballo le isole disabitate
di Senkaku/Diaoyu, nel mar cinese orientale, controllate da Tokyo e rivendicate da
Pechino.