Attentati in Siria: almeno 20 morti. L'opposizione sceglie il suo leader
In Siria prosegue il sanguinoso scontro tra esercito di Damasco e milizie degli insorti.
Stamani almeno 20 soldati sono rimasti uccisi in due diversi attentati. Due autobomba
sono esplose nel giardino del Circolo ufficiali nella città di Daraa, nel Sud del
Paese. Intanto, ieri è stato designato a Doha, in Qatar, il nuovo presidente del fronte
dell’opposizione; si tratta del cristiano George Sabra. Con questa scelta gli insorti
cercano di dare una svolta unitaria alla lotta contro il presidente Assad, anche se
non tutte le fazioni vi hanno aderito. Giancarlo La Vella ne ha parlato con
Roger Bouchahine, direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale:
R. - Chiaramente,
per l’opposizione è il momento del cambiamento. Abbiamo un’immagine nuova: quella
di un’opposizione compatta, più ordinata, più organizzata. Questo è un punto chiave
per il futuro.
D. - Questo accordo è ancora parziale, dato che alcune fazioni
degli insorti sembra siano rimaste fuori?
R. - Secondo tanti osservatori, è
ancora molto prematuro poter unire sotto uno stesso ombrello veramente tutta l’opposizione
siriana. In tutto ciò, è un dato di fatto che la maggioranza dei ribelli si sia unita.
Stanno cercando di costruire una sorta di governo ombra, che ruota intorno a quattro
argomenti importanti: la giustizia, la parte militare, la parte economica, per il
sostegno dei ribelli, e i rapporti con gli amici del popolo siriano. Dunque, una nuova
immagine. Non c’è più quel caos che si vedeva fino a pochi giorni fa.
D. -
Perché le scelte operate sono state fatte tutte in chiave bellica e non di dialogo?
R.
- Chiaramente - lo dicono gli osservatori militari - il fronte degli insorti non può
più perdere tempo. Ora il governo ribelle non può essere un governo burocratico con
lo scopo di governare il Paese; deve chiudere con un’azione militare immediata nei
riguardi di Assad. È un momento drammatico. Sembra che senza questo accordo e senza
un sostegno militare molto forte da parte dell’Occidente o del mondo, questo governo
militare non potrà unire l’opposizione e il popolo siriano che si oppongono a Damasco.
È una vera azione militare: non la possiamo prendere sotto un profilo politico, perché
non lo è assolutamente.