2012-11-09 16:13:58

Rapporto di Acs sulla libertà religiosa. Mons. Tomasi: prevenire ogni forma di violenza


E’ stato presentato ieri al palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra il "Rapporto 2012 sulla libertà religiosa nel mondo" realizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre. Alla presentazione è seguito un dibattito, con l’intervento, tra gli altri, di mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra. Davide Maggiore lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – La libertà di religione sta diventando significativa nel dibattito contemporaneo. Si incomincia a vedere l’importanza di questo diritto. C’è un impegno rinnovato da parte delle strutture internazionali per continuare ad approfondire il tema della libertà religiosa, tanto che – nella prossima sessione di marzo del Consiglio dei diritti umani – si tornerà di nuovo su questo argomento in maniera formale. L’evoluzione in corso della cultura forza un po’ a porsi la domanda sul perché vi sia ancora tanta intolleranza in molti Paesi. Si spera che la riflessione contribuisca a portare soluzioni pratiche che prevengano forme di violenza contro le minoranze religiose in genere, tenendo conto che l’evidenza oggi mostra che il gruppo in cui i diritti umani in campo religioso sono maggiormente violati è il gruppo cristiano.

D. – Lei ha accennato a passi formali che verranno intrapresi nelle future sessioni delle Nazioni Unite...

R. – Un’idea, una proposta concreta che circola è quella di avere – nel contesto delle Nazioni Unite – una piccola unità organizzativa che faccia un monitoraggio delle situazioni di emergenza dove è in ballo la libertà religiosa e che quindi, prima che scoppi la violenza contro persone o gruppi a causa della loro fede, la comunità internazionale possa giocare un ruolo di mediazione e di sostegno che garantisca la convivenza.

D. – Circolano già delle idee su come potrebbe essere organizzata questa unità a cui lei ha appena fatto cenno?

R. – Siamo ancora in una fase di esplorazione e di proposta. Potrebbe essere un’unità all’interno dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, oppure in qualche altra struttura legata al sistema dell’Onu. Si spera che dopo questi dibattiti – dopo varie risoluzioni che negli ultimi anni sono state passate sulla libertà religiosa e sulla prevenzione dell’intolleranza religiosa al Consiglio dei diritti umani e all’Assemblea generale – si possa magari fare un passo più specifico di utilità pratica. Siamo in una fase di gestazione, direi, di questa idea: speriamo che possa andare avanti e maturare.

D. – Al dibattito e alla presentazione del Rapporto, sono stati presenti anche esponenti di Paesi musulmani. Qual è stato il loro contributo alla discussione?

R. – C’è stato uno scambio di idee molto sereno e molto chiaro, soprattutto nello sforzo di capire bene, esattamente, le posizioni, senza equivoci e senza fraintendimenti. In particolare, l’Egitto ha fatto accenno a un recente documento dell’Università al-Azhar del Cairo, in cui per la prima volta viene difeso il diritto di libertà e di pratica religiosa non solo per le religioni abramitiche monoteiste, ma per tutte le forme di credenza. E questo mi pare un segno de fatto che, portando avanti con pazienza un dialogo interreligioso, si possa arrivare a convergenze concrete che prevengano confronti violenti e mancanza di comprensione reciproca.

Ultimo aggiornamento: 10 novembre







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