Mons. Santoro in visita all'Ilva: serve intesa fra azienda, governo e magistratura
Incontro ieri pomeriggio fra il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini e i vertici
dell’Ilva, dopo che, in mattinata, il ministro aveva parlato di un possibile ricorso
contro la procura di Taranto in caso di mancata applicazione dell' Aia, l’Autorizzazione
integrata ambientale, per l'Ilva. Il presidente, Bruno Ferrante, al termine del confronto
ha riferito di “un piano tecnico di attuazione delle disposizioni contenute nell'Aia''
presentato dall’azienda, piano che ''verrà esaminato dai tecnici del ministero”.
Positivo il commento di Clini: "Il piano dell'azienda rappresenta un grande passo
avanti ". Intanto l’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, si
è recato stamani all’Ilva per visitare i lavoratori del reparto Movimento ferroviario
che proseguono la loro protesta dopo la morte, il 30 ottobre scorso, del giovane operaio,
Claudio Marsella, avvenuta nello stabilimento. Debora Donnini ha sentito lo
stesso mons. Santoro: :
R. – Sono stato
con loro per visitarli, per stare vicino a loro, prima di tutto per onorare la memoria
dell’operaio Claudio, il giovane di 29 anni che è morto svolgendo il suo servizio.
e poi, per dare un segno di vicinanza a loro che sentono e sentivano molto la perdita
di un loro compagno. E anche per dimostrare solidarietà con questi giovani, con questi
operai, con le loro famiglie, per invitarli a non perdere l’animo, il coraggio. La
presenza del vescovo è la presenza della Chiesa che è solidale con il dramma umano
e tutti coloro che hanno bisogno. Nella nostra città, questo è un punto che richiede
un’attenzione speciale. Perciò, è importante la presenza del vescovo, affinché porti
il conforto della presenza del Signore.
D. – La situazione dell’Ilva in questo
momento è ancora molto difficile. Lei cosa pensa di quello che sta succedendo?
R.
– Secondo me, qui ci vuole proprio un’intesa chiara tra i tre attori di questo dramma,
che è innanzitutto l’impresa che si deve impegnare a fare tutte le prescrizioni indicate
dall’Aia: a farle in una maniera precisa e profonda, con grande responsabilità. Si
dovrebbe dare il segnale di voler accogliere l’Aia in forma integrale. Inoltre, lo
Stato deve favorire l’effettiva realizzazione dell’Aia, indicando il commissario,
indicando chi la pone in atto. Questo ancora non è accaduto e spero che accada quanto
prima. D’altro lato, la magistratura deve fare il suo corso e secondo me in questo
momento deve contribuire sia con la fermezza, sia anche con una capacità di dialogo
sulla possibilità che l’impresa vada avanti. Perché il rischio di chiusura renderebbe
immediatamente disoccupati 12 mila operai e 20 mila con l’indotto. Nell’insieme io
dico: la speranza è legata all’accordo tra questi tre attori.
D. – Lei è andato
in fabbrica: il clima è molto teso, c’è molta preoccupazione tra gli operai?
R.
– Molta preoccupazione, sì, nel senso che questi operai hanno detto: noi domani facciamo
una manifestazione, abbiamo invitato le autorità locali, chi è venuto a visitarci
è stata la Chiesa, e noi siamo molto grati per la presenza del vescovo tra noi, per
la sua solidarietà. Loro sentono e io confermo: la cosa peggiore è che siano lasciati
da soli e che il dramma dei lavoratori sia solo il dramma dei lavoratori, che il dramma
degli ammalati per le intossicazioni sia solo il dramma degli ammalati, che ognuno
cioè sia lasciato da solo nel suo dolore e nella sua difficoltà. Invece, quello che
ho voluto far presente è la vicinanza a tutti e il raccordo sia tra quelli che soffrono
sia tra quelli che devono decidere il futuro dell’impresa. Abbiamo detto un’Ave Maria
per Claudio, per gli operai e per la situazione. Ho sottolineato l’importanza di aver
fiducia e di non demoralizzarsi in questa situazione.