Mons. Moraglia alla conferenza in Vaticano a 100 anni dalla nascita di Papa Luciani
Dal breve pontificato di Giovanni Paolo I si evince un "richiamo totale" alla semplicità
della fede e di Dio "a cui non possiamo e non dobbiamo rinunciare nel nostro modo
di credere", rilanciato anche dal recente Sinodo sulla nuova evangelizzazione: è quanto
ha affermato mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, intervenendo ieri alla
conferenza ''Ostensus magis quam datus. A cento anni dalla nascita di Albino Luciani",
promossa dall'Osservatore Romano e dal Messaggero di Sant’Antonio e svoltasi nell'Aula
Vecchia del Sinodo in Vaticano. "Luciani - ha spiegato mons. Moraglia - fu chiamato
a un alto ministero in anni tempestosi come pochi. Fu un credente, un sacerdote e
un vescovo che cercò di annunciare il Vangelo senza mai rinnegarlo, senza scendere
a compromessi e senza mai abbandonarsi alla tentazione di conquistarsi una facile
popolarità". Il Patriarca di Venezia ha quindi ricordato l'appello a una "effettiva
comunione ecclesiale" lanciato da Luciani nel suo primo discorso da Pontefice in cui
invitava i fedeli a "superare anche le tensioni interne''. "La sua apparizione - ha
anche osservato - può essere spiegata come un intervento di Dio, come se il suo breve
pontificato fosse stato un'antifona, una ripartenza che ha azzerato vecchi schemi
umani comprensibilissimi presenti nella Curia, consentendo, dopo la sua morte, la
novità dell'elezione di un Papa polacco dopo oltre quattro secoli di Papi italiani".