L'Agesc sulle scuole non statali: col referendum a Bologna violazione della libertà
di scelta dei cittadini
Le scuole materne non statali di Bologna messe a rischio da un referendum. L’associazione
“Articolo 33” sta raccogliendo le firme per una consultazione popolare che chieda
l’abolizione del contributo comunale a questi istituti. Per l’associazione genitori
delle scuole cattoliche, l’Agesc, è un vero attentato alla libertà educativa. Il pericolo
è che questa iniziativa si estenda anche ad altre città. Alessandro Guarasci:
L’iniziativa
dell’associazione “Articolo 33” sa molto di ideologico. Sono in gioco la libertà di
scelta, ma anche le casse del Comune di Bologna. Il comune, ogni anno, spende 600
euro per un bambino che va alla scuola dell’infanzia privata, 6.900 per un bambino
che va alla statale. Dunque se il pubblico dovesse provvedere a quei 1.700 bambini
che ogni anno scelgono il privato, spenderebbe più di 10 milioni di euro. Non per
nulla il sindaco Merola ha precisato che alle scuole private vengono dati contributi
che permettono di controllare la qualità educativa. Il presidente dell’Agesc, Roberto
Gontero:
R. - Questa è una gravissima violazione del diritto della libertà
di scelta dei cittadini bolognesi e che - tra l’altro - è contraria alla Costituzione
Italiana. Quindi è un attacco gravissimo, proprio perché va a misconoscere una legge
dello Stato, che è la 62 del 2000 e che vorrebbe, invece, garantire la libertà di
educazione.
D. - C’è anche un aspetto economico, perché il Comune di Bologna
andrebbe a spendere circa 10 milioni di euro: queste sono le vostre stime…
R.
- Io credo che sia veramente gravissimo che in un comune si vada a fare una scelta,
prima di tutto, assolutamente anticostituzionale e, in secondo luogo, antieconomica,
ledendo tra l’altro anche il principio di sussidiarietà, che dice che un ente che
può svolgere un servizio in maniera efficiente e con più risparmio. Non si capisce
perché bisogna andare a spendere di più!