Obama rieletto presidente degli Stati Uniti, Romney ammette la sconfitta
Barack Obama è stato rieletto presidente degli Stati Uniti: "Grazie per aver creduto
in me - ha detto davanti ai suoi supporters in festa - ora lavorerò insieme con Romney
per il bene del Paese, i nostri contrasti sono il segno della nostra democrazia. Noi
crediamo in un'America generosa e tollerante, il meglio deve ancora venire, l'economia
è in ripresa e possiamo avere più occupazione, non sono mai stato così pieno di speranza
per il futuro". Ai suoi sostenitori aveva inviato un messaggio via e-mail quando lo
sfidante Mitt Romney ancora non aveva ammesso la sconfitta: “Farò tutto il possibile
per finire quello che ho iniziato”. Poi, poco prima delle 7 ora italiana, è arrivata
la telefonata di congratulazioni del candidato repubblicano Romney che davanti ai
suoi sostenitori ha detto che l'America si trova in un momento di grandi sfide: "Prego
che il presidente abbia successo nel guidare la nostra nazione". Obama avrebbe dalla
sua 303 grandi elettori contro i 206 di Romney. Il presidente è riuscito a conquistare
lo Stato chiave dell'Ohio col 50,1%, contro il 48,2% dello sfidante. Nella situazione
attuale il Congresso rimane spaccato: ai repubblicani rimane il saldo controllo della
Camera, ai democratici il Senato.
Grande festa nel quartier generale di Obama.
Per una testimonianza su come i sostenitori del presidente Usa hanno accolto questa
vittoria, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Boston, Kass
Thomas,presidente in Italia di “Democrats Abroad”, l’organismo dei democratici
all’estero:
R. – Gioia
ma anche soddisfazione e orgoglio per il popolo che ha saputo richiamare quello che
è il sogno americano.
D. – Dai primi sondaggi sembra che soprattutto le minoranze,
gli afroamericani ma anche gli ispanoamericani abbiano permesso la rielezione di Obama...
R.
– Non solo ma basta guardare le immagini di Chicago: quella che uno vede è la faccia
dell’America. Per quanto riguarda gli ispanoamericani stiamo aspettando numeri senza
precedenti perciò è veramente un presidente che rappresenta la popolazione americana.
D.
– Quali sono le prime cose cui dovrà pensare il presidente a partire da domani?
R.
– Disoccupazione, immigrazione, e poi abbiamo sempre la crisi nel nord-est e New York
a causa dell'uragano Sandy.
Per un commento a caldo sulla rielezione di
Barack Obama, sentiamo Alberto Simoni, americanista della Stampa, intervistato
da Massimiliano Menichetti:
R. – Se guardiamo la mappa elettorale
questa mattina vediamo che la vittoria di Obama, seppur di misura da un punto di vista
del consenso numerico, da un punto di vista del collegio elettorale, invece, è abbastanza
pronunciata: ha praticamente conquistato tutti gli Stati in bilico lasciando a Romney,
di fatto, la Nord Carolina.
D. – I festeggiamenti di Obama sono partiti prima
degli annunci ufficiali; Romney invece ha tardato a riconoscere la sconfitta…
R.
- Romney ha aspettato di avere la certezza del voto in Virginia, voleva avere la certezza
che non ci fossero scarti minimi che obbligassero al riconteggio in alcuni Stati.
Nel momento in cui ha capito che non c’era il margine per rimontare, a quel punto
è arrivata, la decisione di concedere la vittoria a Obama.
D. – Romney ancora
non aveva riconosciuto la sconfitta, i festeggiamenti erano in corso e Obama ha parlato
sulla rete con un messaggio ribadendo: continueremo il lavoro iniziato. Un po’ violando
il rito che vede il vincitore parlare solo dopo l’ammissione della sconfitta da parte
di chi ha perso. Una particolarità di queste elezioni?
R. - Obama nel 2008
fu il primo ad utilizzare internet, il web, i social network, come potentissimo strumento
di campagna elettorale. Obama, uomo del suo tempo, è capace di avere un contatto immediato
col suo elettorato e col popolo americano. Ecco quindi che intervenire su Twitter
per anticipare i tempi fa un po’ parte di quella trasformazione della politica e della
comunicazione americana che ormai è sotto gli occhi di tutti.
D. – Che cosa
ha pesato per questa vittoria di Obama?
R. – Penso che alla fine Obama abbia
vinto perché molti americani non erano convinti del candidato repubblicano. Un presidente
che è arrivato al voto indebolito, con un’economia in difficoltà, in lenta ripresa,
e Romney era tra tutti quelli che si erano presentati alle primarie il più accreditato,
però non era sicuramente un peso massimo. Quindi la vittoria di Obama è anche in parte
legata alla debolezza del suo avversario.
D. – Gli ultimi interventi sul settore
auto, il rilancio del settore auto hanno inciso in questi ultimi mesi?
R. –
Sì, penso che abbiano inciso perché Stati che potevano essere dalla parte di Romney
e in genere dei repubblicani, di fatto, non sono mai stati in gara. Pensiamo al Michigan
che è andato agilmente a Obama; pensiamo al Wisconsin che addirittura è lo Stato di
Paul Ryan, il running mate di Romney, il Wisconsin che è stato ancora assegnato a
Obama; pensiamo all’Ohio dove tutto sommato la partita c’è stata ma si è risolta a
favore di Obama. Sono tre Stati molto importanti dove General Motors e Chrysler hanno
i loro quartieri generali, dove ci sono tantissimi operai, dove ci sono tantissimi
lavoratori legati all’indotto dell’industria automobilistica. La politica di Obama
di salvare l’industria dell’auto, evidentemente, è piaciuta a questi elettori.
D.
– Ad un certo punto si è parlato anche del peso del voto dei cattolici preoccupati
dei temi etici soprattutto per le decisioni di Obama in merito all’aborto. Pensi che
questo abbia spostato consensi?
R. – I temi etici sono rimasti fondamentalmente
esclusi da questa campagna elettorale, come in parte la politica estera, quindi non
penso che il mondo cattolico abbia avuto un ruolo determinante questa volta. Penso
che un po’ come storicamente accade i cattolici si siano divisi, qualcuno più preoccupato
delle questioni etiche come l’aborto, come la riforma della sanità che non piace alla
Chiesa e non piace neanche a molti cattolici, ma altri abbiano preferito seguire le
questioni legate al sociale e politiche di welfare che con Obama dovrebbero quantomeno
avere una priorità e certezza.