2012-11-06 11:52:14

Stati Uniti al voto: Obama e Romney alla sfida del cambiamento


Negli Stati Uniti è il giorno delle elezioni presidenziali. Gli ultimi sondaggi prima del voto assegnano un lieve vantaggio di Barack Obama su Mitt Romney, ma molti osservatori scommettono su un testa a testa. Decisivi saranno gli Stati in bilico, innanzitutto Ohio, ma anche Florida, Virginia, Colorado e Wisconsin. Intanto, dal New Hampshire sono arrivati i primi, simbolici, risultati di due villaggi che tradizionalmente votano poco dopo la mezzanotte. In uno Obama e Romney sono finiti alla pari, nell’altro ha prevalso il presidente in carica. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

“Change”, cambiamento: la campagna elettorale più costosa e tecnologica della storia americana si è conclusa richiamando lo slogan che aveva portato Barack Obama alla presidenza quattro anni fa. Nel suo ultimo comizio - tenuto in Iowa dove era iniziata la sua prima corsa verso la Casa Bianca – Obama ha chiesto la fiducia degli elettori per andare avanti, finire il lavoro iniziato quattro anni fa e affrontare la crisi economica, vero tema dominante di queste elezioni in cui oltre al nuovo presidente si vota anche per il rinnovo del Congresso. Il vessillo del cambiamento, tuttavia, è stato innalzato anche dall’avversario Mitt Romney che, nel suo comizio conclusivo nel New Hampshire, ha affermato che sarà lui a portare il vero cambiamento dopo le promesse non mantenute del presidente. La parola spetta ora agli elettori e uno dei grandi interrogativi di queste elezioni è proprio il grado di affluenza alle urne. L’astensionismo, ritengono alcuni osservatori, potrebbe danneggiare Obama che quattro anni fa conquistò la Casa Bianca spinto anche dal grande entusiasmo dei giovani che si recò alle urne come mai prima. Del resto, i sondaggi degli ultimi giorni – in particolare dopo l’uragano Sandy – hanno visto un costante, seppur lieve, vantaggio di Obama su Romney sia a livello nazionale che negli Stati in bilico.

Per un commento sui temi della campagna elettorale e la differenza tra queste presidenziali e quelle di quattro anni fa, Alessandro Gisotti ha intervistato l’editorialista de “La Stampa”, Gianni Riotta:RealAudioMP3

R. - Questa è stata un’elezione che gli americani hanno sempre concentrato sull’economia. Non ha funzionato, per esempio, il tentativo di Obama di fare gran conto dell’avere catturato e giustiziato Osama Bin Laden; non ha fatto gran conto il tentativo di Romney di dire che Obama è troppo di sinistra. Questa è un’elezione che gli americani fin dall’inizio hanno concentrato sul lavoro: sui posti di lavoro che mancano, sul debito pubblico. Quindi, sono a fuoco su questo. I repubblicani si sono condensati più sul debito pubblico e Obama si è condensato di più sul lavoro. A guardare il leggero vantaggio che Obama ha negli Stati della manifattura – per esempio l’Ohio, per esempio il Michigan – questo vorrebbe dire che forse c’è un vantaggio vero. Gli operai, insomma, stanno votando Obama.

D. – Quattro anni fa ci fu sicuramente un entusiasmo – se vogliamo anche travolgente – per quella che è stata la partecipazione al voto. Quest’anno, decisamente più pragmatica nei temi, la campagna elettorale è meno entusiasmante. Questo potrà ripercuotersi anche nella partecipazione alle urne?

R. – Vedremo. Stiamo a vedere cosa sta succedendo in alcune zone, colpite dall’uragano Sandy. Ci sono stati problemi già in Florida, dove il voto anticipato è stato contestato in alcune zone di Miami, le stesse zone dei grandi problemi tra Bush e Gore nel 2000. Sicuramente ci sarà una buona partecipazione, ma sicuramente non c’è quell’entusiasmo per Obama, che c’era nel 2008, perché il presidente ha deluso molto e non è stato un grande leader, capace di unire il Paese. Forse ormai è impossibile unire l’America, come ai tempi di una volta, però certamente lui non c’è riuscito.

D. – In questa campagna elettorale è quasi completamente assente la politica estera e completamente assente l’Europa...

R. – Un mio amico, per scherzo - quando nel dibattito di politica internazionale tra Obama e Romney non è stata mai menzionata l’Europa, neanche una volta, e solo una volta Romney ha parlato della Grecia - ha detto: “Non te la prendere, in fondo è meglio perché ‘Europa’ durante le primarie era un insulto e Romney diceva che Obama voleva ridurre l’America come l’Europa”. Credo che questo dipenda un poco dall’America, che sta guardando molto al Pacifico, mentre noi europei siamo molto concentrati sulla nostra crisi, sul debito europeo. Quindi, questo fa sì che non ci sia grande attenzione americana verso gli europei, anche se il presidente Obama spera che la ripresa europea aiuti la ripresa americana.

D. – Ora le presidenziali americane e subito dopo elezioni importanti in Cina. Questo anche colpisce. Ovviamente è un caso, però è un caso che fa pensare...

R. – Sì, questo dovrebbe fare riflettere moltissimi amici, perché quelle americane sono elezioni aperte a tutto il mondo, in cui ogni candidato è stato rivoltato come un calzino, davanti a milioni e milioni di ascoltatori, telespettatori, elettori e cittadini, mentre del Congresso cinese non sappiamo nulla. Sappiamo che ci sono un centinaio di persone che si riuniscono in una stanza ed eleggono nuovi leader, ma non quale sia il meccanismo che ha eletto il nuovo leader cinese, Xi Jinping. Insomma, la Cina ha un enorme cammino di trasparenza da compiere.

E sui temi maggiormente a cuore alla Chiesa cattolica americana, in questa tornata elettorale, Susy Hodges ha raccolto il commento di Kathy Saile, direttore dell’Ufficio per lo Sviluppo Sociale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti: RealAudioMP3

R. – I think a lot of catholics...
Penso che molti cattolici, nelle nostre famiglie e comunità, siano preoccupati per quanto riguarda il lavoro e l’economia e sono sicura che sia ancora peggio se ad essere senza lavoro sei tu o uno della tua famiglia. Ma noi abbiamo anche altre priorità. Prima di tutto c’è il diritto alla vita e la tutela della vita umana, assicurandone la protezione dal concepimento alla morte naturale. Da questa nasce poi l’altra nostra priorità: la libertà religiosa. Dobbiamo assicurarci che nessun governo, che sia locale, statale o federale, possa chiederci di fare cose che la nostra coscienza ci proibisce di fare. Un’altra questione importante per noi è quella della famiglia: come tutelare l’unione tra un uomo e una donna per tutta la vita, che invece viene minacciata semplicemente dal fatto di aver cambiato la definizione di matrimonio e ancora dalla minaccia economica e finanziaria alla famiglia. La questione dell’immigrazione continua ad essere una priorità per la Chiesa cattolica negli Stati Uniti: abbiamo un disperato bisogno di una riforma sull’immigrazione che sia completa e che si focalizzi sul tenere insieme le famiglie, riconoscendo la dignità di tutte le persone e di tutti i lavoratori. Infine, naturalmente, il tema della giustizia economica.







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