Nicaragua: scontri nella capitale, dopo la netta vittoria dei sandinisti alle elezioni
In Nicaragua, tre persone sono morte in scontri nella capitale Managua durante le
consultazioni municipali di domenica vinte dal Fronte Sandinista della Liberazione
Nazionale con il 75.69% dei consensi. Conquistati 134 dei 150 comuni, tra cui la capitale.
Secondo posto, con il 16.11% delle preferenze, per il Partito Liberale Indipendente.
Una conferma schiacciante per i sandinisti dell’attuale presidente Daniel Ortega che
terminerà il mandato nel 2016. La conferenza episcopale del Nicaragua aveva invitato
ad una seria riflessione, in vista delle consultazioni, al fine di uscire da una politica
autoreferenziale, sollecitando la partecipazione “attiva di tutti alla costruzione
della società”. Sull’esito delle elezioni Massimiliano Menichetti ha raccolto
il commento di Angela Di Terlizzi coordinatrice dell’Associazione Italia –
Nicaragua:
R. – Da quando
i sandinisti sono tornati al governo nel 2008 si è intrapresa una serie di misure
sociali e popolari, specialmente nelle zone rurali: centri di salute, strade, acqua
potabile… La gente è questo che cerca e queste elezioni evidenziano proprio questo
aspetto, questo risultato politico. Nel 2008 i sandinisti avevano 109 municipi, adesso
sono arrivati a oltre 134, quindi c’è un aumento di consenso, non solo una conferma.
Poi c’è un’opposizione molto divisa e ciò favorisce quelle alleanze che portano avanti
un discorso unitario. E’ per questo che i sandinisti hanno avuto un consenso così
massiccio.
D. - Al di là del voto rimane la contestazione di molte Ong soprattutto
nei confronti del governo…
R. – Negli anni passati erano soprattutto le Ong
a lavorare sul sociale. Adesso invece è il governo che centralizza tutto e affronta
anche le questioni che riguardano il sociale. Quindi le Ong si trovano spiazzate e
questo crea problemi.
D. - Tra i contestatori anche la Coordinadora civil?
R.
– Si. Sono gruppi della società civile che criticano il governo perché vorrebbero
che ci fosse più dialogo, più confronto. La caratteristica del Nicaragua e non solo
di questo Paese però, è che da circa cento anni hanno sempre governato le famiglie.
Sono poteri forti… Era così quando c’era Violeta Chamorro, la quale aveva attorno
tutto un gruppo legato a lei e così è oggi anche con la famiglia Ortega che è adesso
al potere: governa e gestisce.
D. - Grande il consenso ai sandinisti, ma qual
è la condizione del Nicaragua?
R. – In questo momento rimane ancora tra i Paesi
in via di sviluppo. Rispetto agli anni scorsi la disoccupazione sta diminuendo. La
mortalità infantile sta diminuendo. L’analfabetismo sta diminuendo. Però rimane sempre
povero. C’è bisogno di strutture, di servizi… Di fabbriche ce ne sono poche. Ci sono
le zone franche, le imprese straniere che sono andate lì a installarsi sfruttando
il più possibile la manodopera. Il sindacato è riuscito a determinare un salario garantito
e condizioni di lavoro più umane, però bisognerebbe invertire la tendenza che vede
il Paese produrre per l’estero e non per se stesso.