Israele: nuove case per i coloni. Mons. Shomali: la Terra Santa ha bisogno di pace
Israele ha reso noti i progetti di costruzione di nuove case per i coloni, a dispetto
dell’opposizione internazionale nei confronti delle sue politiche di insediamento.
Soltanto lunedì scorso, l’organizzazione israeliana B’T selem aveva denunciato le
difficili condizioni di vita subite dai palestinesi nei dieci anni, proprio quest’anno,
di costruzione del muro. Il servizio di FrancescaSabatinelli:
Sono 1285 le
nuove case che il governo israeliano intende costruire per i coloni. I capitolati
d’appalto, pubblicati oggi, delineano la geografia delle future costruzioni, la maggior
parte situate a Ramot e Pisgat Zeev, a Gerusalemme Est, a maggioranza araba, occupata
a seguito della guerra del 1967. Le rimanenti in Cisgiordania, nell’insediamento di
Ariel, nella regione della Samaria. Istantanea la reazione palestinese: l’Anp ha ribadito
l’intenzione, già espressa da Abu Mazen lo scorso settembre, di ottenere dall’Onu
il riconoscimento della Palestina come "Stato non membro" delle Nazioni Unite. Mons.
WilliamShomali, vicario Patriarcale di Gerusalemme:
“La Terra
Santa ha bisogno più di pace che di insediamenti e la pace non si fa, non si costruisce,
costruendo insediamenti. Io direi che bisogna andare subito ai negoziati, senza creare
fatti compiuti sul terreno: negoziare presto e arrivare presto a una conclusione,
a un trattato di pace. Il fatto che questa decisione, questi appalti, si manifestino
alla vigilia delle elezioni americane anche mi stupisce, perché c’è una relazione
tra il voto in corso negli Stati Uniti e questa decisione: non ci sarà reazione. Comunque,
vedo che la situazione diplomatica è difficile, i negoziati sono congelati adesso.
Rimane un grande posto per la preghiera, perché solo il Signore può farci uscire da
questo circolo vizioso.”
L’organizzazione non governativa pacifista israeliana
"Peace Now" ritiene, così come mons. Shomali, che la pubblicazione dei capitolati
nel giorno del voto statunitense non sia un caso, considerando la scarsa attenzione
che la notizia riceverà dalla comunità internazionale che ha regolarmente condannato
la politica degli insediamenti nei territori palestinesi. Forti critiche erano recentemente
arrivate soprattutto dall’Unione Europea. Sono oltre 340 mila gli israeliani che vivono
in colonie della Cisgiordania, altri 200 mila sono divisi in una decina di quartieri
di coloni a Gerusalemme Est, a fronte dei 270 mila abitanti palestinesi che ne vorrebbero
fare la capitale del loro futuro Stato. Ma come leggere la mappa delle nuove case?
Ancora mons. Shomali:
“Sono sicuro che ha un senso non solo edilizio ma
anche politico, perché vorrebbero aumentare o cambiare l’equilibrio demografico a
Gerusalemme".
"Peace Now" sottolinea inoltre in un comunicato che il progetto
segue di pochi giorni le dichiarazioni del presidente dell’Anp, Abu Mazen, di essere
pronto a riprendere i negoziati di pace. Le nuove abitazioni, denuncia l’organizzazione,
sono la risposta del premier Netanyahu all’impegno di Abu Mazen di voler arrivare
alla soluzione dei due Stati.