Il Papa prega per la missione della Chiesa: sia luce di Dio tra le nazioni
Con l’intenzione missionaria del mese di novembre, Benedetto XVI chiede preghiere
affinché “la Chiesa pellegrina sulla terra risplenda come luce delle nazioni”. Il
recente Sinodo sulla nuova evangelizzazione ha riproposto in modo ampio il tema dell’annuncio
del Vangelo e della sua forza innovatrice. Una missione che Benedetto XVI ha sempre
esortato a vivere con coraggio e creatività, nonostante il mondo viva “come se Dio
non esistesse”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
È Papa da cinque
giorni, Benedetto XVI, il 24 aprile 2005. La Chiesa che Dio gli ha appena affidato
è a metà del primo decennio del nuovo secolo: un “guado” ostico, dal punto di vista
cristiano, tra persecuzioni che affilano le lame a Oriente e masse crescenti di cristiani
a Occidente che al rapporto con Dio preferiscono i “link” verso altre forme di comunicazione.
In questo scenario, il nuovo Papa inizia il suo ministero enunciando con lineare certezza
il ruolo della Chiesa nel mondo:
“Noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini.
E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in
Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita (...) Non vi è niente di
più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di
più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”. (Messa inizio
Ministero petrino, 24 aprile 2005)
Se il mondo ancora oggi tende a uno
sviluppo sbilanciato, se sradicare la povertà è l’obiettivo alto di un millennio iniziato
con troppi “bassi” – terrorismo, guerre, radicalismi armati – la Chiesa, ribadisce
il Papa, ha un solo dovere. Quello di annunciare e riannunciare che in un mondo con
molti mali…
“…Dio ha introdotto la guarigione. È entrato in persona nella
storia. Alla permanente fonte del male ha opposto una fonte di puro bene. Cristo crocifisso
e risorto, nuovo Adamo, oppone al fiume sporco del male un fiume di luce (…) che viene
da Cristo”. (Udienza generale, 3 dicembre 2008)
E a incanalare questo fiume
di luce nel mondo è e resta la Chiesa, perché è questa la missione affidatale da Gesù
e perché il deficit di bene che scava il volto dell’umanità chiede urgentemente di
essere colmato: “Quanto è importante che confluiscano nell’umanità forze di
riconciliazione, forze di pace, forze di amore e di giustizia (...) È proprio ciò
che avviene nella missione cristiana. Mediante l’incontro con Gesù Cristo e i suoi
santi (...), il bilancio dell’umanità viene rifornito di quelle forze del bene, senza
le quali tutti i nostri programmi di ordine sociale non diventano realtà, ma – di
fronte alla pressione strapotente di altri interessi contrari alla pace ed alla giustizia
– rimangono solo teorie astratte”. (Udienza alla Curia Romana, 21 dicembre 2007)
Ha
osservato alcuni anni fa Benedetto XVI: “Il compito missionario non è rivoluzionare
il mondo, ma trasfigurarlo”. E la trasfigurazione è un “fenomeno” di luce, che da
duemila anni accende la scintilla di un fuoco particolare:
“Il vero fuoco,
lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato
agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del ‘dono
di Dio’ ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte
in croce”. (Messa di Pentecoste, 31 maggio 2009)