2012-11-06 20:18:41

Election Day, gli Stati Uniti scelgono tra Obama e Romney


Negli Stati Uniti è il giorno delle elezioni presidenziali. I primi seggi si sono aperti negli Stati sulla costa orientale. Alle urne si recheranno in 200 milioni di elettori in tutti gli States che sceglieranno, tra Barack Obama e Mitt Romney, il nuovo presidente che li guiderà per i prossimi quattro anni. Gli ultimi sondaggi prima del voto assegnano un lieve vantaggio del presidente in carica. Decisivi saranno gli Stati in bilico, innanzitutto Ohio, ma anche Florida, Virginia, Colorado e Wisconsin. Elena Molinari: 00:01:09:62

Finora l’affluenza e’ stata alta, con lunghe file ai seggi, in particolare negli Stati colpiti da Sandy come New York, dove gli elettori sono liberi di votare in qualsiasi seggio. E’ previsto che si recheranno alle urne oltre 200 milioni di americani. Circa il 40 % si e’ in realtà già espresso nel voto anticipato o per posta, mentre gli altri sono tempestati da telefonate e volontari che ricordano loro di votare. Dall’affluenza per uno o l’altro candidato dipenderà infatti l’esito di questa tornata, che i sondaggi anche oggi mostrano statisticamente alla pari. Per questo il repubblicano Mitt Romney passerà la giornata facendo gli ultimi comizi in Pennsylvania e in Ohio. Obama è invece già a Chicago, da dove ha fatto i complimenti all’avversario per l’animata campagna elettorale. Oltre che il presidente si rinnova anche la Camera e un terzo del Senato. E in alcuni Stati si vota per alcuni referendum, dalla legalizzazione della marijuana a quella delle nozze gay a regole più severe per l’aborto in Florida. I primi exit poll di rilievo sono attesi per l’una di notte italiana con la fondamentale Virginia. All’1,30 sarà la volta del cruciale Ohio – lo Stato che potrebbe assegnare la vittoria.

Per un commento sui temi della campagna elettorale e la differenza tra queste presidenziali e quelle di quattro anni fa, Alessandro Gisotti ha intervistato l’editorialista de “La Stampa”, Gianni Riotta: 00:02:57:34

R. - Questa è stata un’elezione che gli americani hanno sempre concentrato sull’economia. Non ha funzionato, per esempio, il tentativo di Obama di fare gran conto dell’avere catturato e giustiziato Osama Bin Laden; non ha fatto gran conto il tentativo di Romney di dire che Obama è troppo di sinistra. Questa è un’elezione che gli americani fin dall’inizio hanno concentrato sul lavoro: sui posti di lavoro che mancano, sul debito pubblico. Quindi, sono a fuoco su questo. I repubblicani si sono condensati più sul debito pubblico e Obama si è condensato di più sul lavoro. A guardare il leggero vantaggio che Obama ha negli Stati della manifattura – per esempio l’Ohio, per esempio il Michigan – questo vorrebbe dire che forse c’è un vantaggio vero. Gli operai, insomma, stanno votando Obama.

D. – Quattro anni fa ci fu sicuramente un entusiasmo – se vogliamo anche travolgente – per quella che è stata la partecipazione al voto. Quest’anno, decisamente più pragmatica nei temi, la campagna elettorale è meno entusiasmante. Questo potrà ripercuotersi anche nella partecipazione alle urne?

R. – Vedremo. Stiamo a vedere cosa sta succedendo in alcune zone, colpite dall’uragano Sandy. Ci sono stati problemi già in Florida, dove il voto anticipato è stato contestato in alcune zone di Miami, le stesse zone dei grandi problemi tra Bush e Gore nel 2000. Sicuramente ci sarà una buona partecipazione, ma sicuramente non c’è quell’entusiasmo per Obama, che c’era nel 2008, perché il presidente ha deluso molto e non è stato un grande leader, capace di unire il Paese. Forse ormai è impossibile unire l’America, come ai tempi di una volta, però certamente lui non c’è riuscito.

D. – In questa campagna elettorale è quasi completamente assente la politica estera e completamente assente l’Europa...

R. – Un mio amico, per scherzo - quando nel dibattito di politica internazionale tra Obama e Romney non è stata mai menzionata l’Europa, neanche una volta, e solo una volta Romney ha parlato della Grecia - ha detto: “Non te la prendere, in fondo è meglio perché ‘Europa’ durante le primarie era un insulto e Romney diceva che Obama voleva ridurre l’America come l’Europa”. Credo che questo dipenda un poco dall’America, che sta guardando molto al Pacifico, mentre noi europei siamo molto concentrati sulla nostra crisi, sul debito europeo. Quindi, questo fa sì che non ci sia grande attenzione americana verso gli europei, anche se il presidente Obama spera che la ripresa europea aiuti la ripresa americana.

D. – Ora le presidenziali americane e subito dopo elezioni importanti in Cina. Questo anche colpisce. Ovviamente è un caso, però è un caso che fa pensare...

R. – Sì, questo dovrebbe fare riflettere moltissimi amici, perché quelle americane sono elezioni aperte a tutto il mondo, in cui ogni candidato è stato rivoltato come un calzino, davanti a milioni e milioni di ascoltatori, telespettatori, elettori e cittadini, mentre del Congresso cinese non sappiamo nulla. Sappiamo che ci sono un centinaio di persone che si riuniscono in una stanza ed eleggono nuovi leader, ma non quale sia il meccanismo che ha eletto il nuovo leader cinese, Xi Jinping. Insomma, la Cina ha un enorme cammino di trasparenza da compiere.

E sui temi maggiormente a cuore alla Chiesa cattolica americana, in questa tornata elettorale, Susy Hodges ha raccolto il commento di Kathy Saile, direttore dell’Ufficio per lo Sviluppo Sociale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti: 00:01:18:72

R. – I think a lot of catholics...
Penso che molti cattolici, nelle nostre famiglie e comunità, siano preoccupati per quanto riguarda il lavoro e l’economia e sono sicura che sia ancora peggio se ad essere senza lavoro sei tu o uno della tua famiglia. Ma noi abbiamo anche altre priorità. Prima di tutto c’è il diritto alla vita e la tutela della vita umana, assicurandone la protezione dal concepimento alla morte naturale. Da questa nasce poi l’altra nostra priorità: la libertà religiosa. Dobbiamo assicurarci che nessun governo, che sia locale, statale o federale, possa chiederci di fare cose che la nostra coscienza ci proibisce di fare. Un’altra questione importante per noi è quella della famiglia: come tutelare l’unione tra un uomo e una donna per tutta la vita, che invece viene minacciata semplicemente dal fatto di aver cambiato la definizione di matrimonio e ancora dalla minaccia economica e finanziaria alla famiglia. La questione dell’immigrazione continua ad essere una priorità per la Chiesa cattolica negli Stati Uniti: abbiamo un disperato bisogno di una riforma sull’immigrazione che sia completa e che si focalizzi sul tenere insieme le famiglie, riconoscendo la dignità di tutte le persone e di tutti i lavoratori. Infine, naturalmente, il tema della giustizia economica.







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