EGITTO: Mons. Antonios Aziz Mina sull'elezione del nuovo Patriarca Copto-Ortodosso
LA STRADA CHE PERCORRIAMO NON TERMINA LONTANO DALLA PERSECUZIONE«Ora che finalmente
il nuovo papa ortodosso è stato eletto, noi cattolici siamo lieti di celebrare assieme
ai nostri fratelli e sorelle». Questo è il benvenuto di monsignor Antonios Aziz Mina,
vescovo di Giza dei copti cattolici, al nuovo patriarca copto-ortodosso. Il nome di
Anba Tawadros - al secolo Waqih Sobhi Bakky Suleiman – è stato sorteggiato domenica
mattina nella cattedrale di San Marco al Cairo, davanti ad un’immensa folla di fedeli
che attendeva di sapere quale dei tre finalisti sarebbe diventato il nuovo papa di
Alessandria. In una conversazione telefonica avuta ieri (5 novembre) con Aiuto
alla Chiesa che Soffre, monsignor Mina auspica che «il successore di papa Shenouda
III possa guidare la sua Chiesa con forza e saggezza attraverso le difficoltà che
affronta oggi l’Egitto». Tawadros II sarà ufficialmente intronizzato 118° patriarca
di Alessandria il 18 novembre prossimo, nel corso di una cerimonia a cui parteciperà
anche il presidente Morsi. In un’intervista rilasciata a La Croix ancor prima dell’estrazione
del suo nome, l’ex vescovo di Bahayra aveva annunciato l’intenzione di ricondurre
la Chiesa copta ad un ruolo principalmente spirituale e pastorale, ridimensionando
quello politico che il suo predecessore era stato «costretto» ad accettare. E non
si era mostrato affatto turbato dalla possibilità che l’articolo 2 della costituzione
rimanga invariato. «Sembra ormai acquisito che sarà mantenuta la versione del 1971
– aveva detto al quotidiano cattolico francese - La sharia sarà semplicemente la fonte
principale della legge dello stato». Ieri invece, davanti ai microfoni della televisione
di Stato, un assai più risoluto Tawadros II ha affermato che «una costituzione apertamente
ispirata alla religione non sarà accettabile» e ha invitato i fedeli ad una maggiore
partecipazione alla vita pubblica e politica. La redazione della nuova Carta preoccupa
fortemente monsignor Mina che teme l’influenza dell’assemblea costituente a maggioranza
islamista. «Noi non vogliamo altro che una costituzione per tutti gli egiziani, senza
distinzioni – spiega ad ACS - Non chiediamo privilegi ma uguaglianza». Il vescovo
di Giza intravede tempi difficili per la libertà religiosa in Egitto, in particolar
modo per i cristiani. «Se continuiamo su questa strada ci ritroveremo in una situazione
vicina alla persecuzione». In tal senso il presule ritiene «estremamente allarmante»
quanto accaduto alla fine dell’estate a Rafah, nella penisola del Sinai. Dopo che
un gruppo d’islamisti aveva diffuso volantini minatori con cui i cristiani venivano
intimati a lasciare la città entro 48 ore e in seguito a numerose violenze, molte
famiglie sono state costrette ad abbandonare le loro case. «Spero che il governo e
il presidente Morsi siano consapevoli della responsabilità che hanno di garantire
la sicurezza dei cittadini egiziani. Tutti quanti».
“Aiuto alla Chiesa
che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried
van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti
per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi
per adempiere la sua missione. Nel 2011 ha raccolto oltre 82 milioni di euro nei 17
Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 4.600 progetti in 145
nazioni.