Bangkok: incontro del Consiglio Mondiale delle Chiese sui lavoratori immigrati
Aumenta il numero dei lavoratori migranti vittime di pesante sfruttamento in Asia,
dove oltretutto la maggior parte dei Paesi non ha ancora ratificato le convenzioni
per la tutela dei più elementari diritti umani dei lavoratori varate dalle Nazioni
unite e dall’International Labour Organization (Ilo). È stata questa – riferisce L’Osservatore
Romano - la principale preoccupazione al centro dei lavori organizzati nei giorni
scorsi a Bangkok, in Thailandia, dalla commissione per gli Affari internazionali delle
Chiese del World Council of Churches (Wcc) in collaborazione con il Programma giustizia
e affari internazionali della Conferenza cristiana dell’Asia. All’incontro hanno partecipato
esperti e attivisti per i diritti umani appartenenti alle diverse comunità cristiane
del continente. Quello dell’immigrazione non è dunque un tema che riguarda unicamente
la società occidentale. Si tratta, anzi, di un fenomeno che in Asia sta letteralmente
esplodendo. Soprattutto, perché, come accennato, nella maggior parte dei Paesi non
è stata ancora ratificata la convenzione internazionale sulla protezione dei diritti
dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie adottata dall’assemblea generale
dell’Onu nel 1990 e la convenzione 189 varata dall’Ilo riguardante il lavoro dignitoso
dei lavoratori domestici immigrati. Di qui, il rinnovato invito, rivolto alle Chiese
e alle comunità ecclesiali coinvolte nel movimento ecumenico, a sollecitare la ratifica
di detta convenzione e l’adozione di altri strumenti legislativi in difesa della dignità
dei lavoratori immigrati. Nel corso dei lavori è stato osservato come negli ultimi
anni sia considerevolmente cresciuto il numero delle lavoratrici immigrate. In particolare,
in numerosi Paesi, la quasi totalità dei lavori domestici (il 95%) è svolto da donne
immigrate. Una tendenza — è stato rimarcato — che, in assenza del riconoscimento e
della tutela dei diritti, ha aperto la strada a forme sempre maggiori di sfruttamento
e all’abominevole tratta di esseri umani. I partecipanti all’incontro hanno poi posto
l’accento sui problemi dei lavoratori immigrati nel Golfo Persico, sottolineando come
in questi Paesi spesso le legislazioni nazionali sul lavoro non si applicano ai lavoratori
domestici, che quindi rimangono una forza lavoro “invisibile” esposta al rischio
di schiavitù. Il dibattito si è poi soffermato sui diffusi ritardi nella ratifica
delle convenzioni internazionali da parte di molti Stati. “L’adozione della convenzione
Ilo sui diritti dei lavoratori domestici rappresenta una svolta per milioni di immigrati,
allo stesso tempo la sua applicazione è la chiave per garantire che i lavoratori precari
abbiano l’effettivo accesso a un lavoro dignitoso», ha detto Mathews George Chunakara,
direttore della commissione per gli Affari internazionali delle Chiese del World Council
of Churches. (L.Z.)