Usa: testa a testa Obama-Romney per la Casa Bianca
Conto alla rovescia per le presidenziali americane. Gli ultimi sondaggi danno il capo
della Casa Bianca Obama avanti di qualche punto rispetto allo sfidante repubblicano
Romney ma si profila un appassionante testa a testa. Obama avrebbe più grandi elettori
rispetto a Romney, serve la maggioranza di 270 su 538 grandi elettori. Entrambi i
candidati si stanno spendendo per convincere gli indecisi negli Stati in bilico. Il
servizio di Elena Molinari:
Quarantamila
a New York le persone ancora senza casa dopo il passaggio dell’uragano Sandy che solo
negli Stati Uniti ha fatto 100 morti. Un evento che inevitabilmente ha condizionato
la campagna per le presidenziali. Su quanto potrà accadere nelle ultime battute prima
del voto, Alessandro Gisotti ha chiesto un commento all’americanista del “Sole 24ore”
Christian Rocca, raggiunto telefonicamente a New York:
R. – In questo
momento, l’arma principale dei candidati è quella della presenza nei comizi, degli
incontri nelle contee chiave, quelle che decideranno l’elezione. Ovviamente, accanto
a questo, c’è la pioggia di spot televisivi che, in queste ore, inondano le televisioni
degli americani che vivono in Ohio, in Florida, in Colorado… In questo momento è dunque
importante vedere dove vanno i candidati, quali sono gli Stati, perché da qui si capisce
se sono in difficoltà in alcuni Stati o se vogliono addirittura “invadere” il campo
considerato dell’avversario.
D. – Quale il punto più forte di Obama e il punto
più forte di Romney?
R. – Il punto più forte di Obama è quello sintetizzato
dallo slogan che si è sentito più volte dai suoi, quello secondo cui Osama Bin Laden
è stato ucciso e la General Motors, l’industria automobilistica americana, è viva.
Tutto sommato, può essere criticato o meno, ma ha tenuto in piedi il sistema finanziario
americano, il sistema economico americano, dopo la crisi del 2008 e, dal punto di
vista della sicurezza nazionale, è il presidente che è riuscito ad individuare ed
eliminare l’autore delle stragi dell’11 settembre del 2001. Per quanto riguarda Romney,
la parte forte della sua campagna è quella che dice: “Sì, ci ha salvato, ma la situazione
non è davvero migliorata”. Ci sono anche gli ultimi dati sulla disoccupazione, che
è risalita al 7,9 per cento, e quindi Romney ha impostato la campagna elettorale su
un referendum: la situazione era grave nel 2008, ma – dice Romney - in realtà Obama
l’ha peggiorata, perché abbiamo aumentato il debito pubblico, la disoccupazione è
a livelli storici e dalla crisi l’America non è proprio uscita.
D. – Quale
invece il punto debole che potrebbe costare la rielezione ad Obama o l’elezione a
Romney?
R. – Obama, se perde le elezioni, le perde per la situazione economica:
la gente continua a cercare lavoro, il numero dei poveri è aumentato. La situazione
è grave e questo solitamente viene pagato dal presidente in carica. Il problema di
Romney è di non risultare perfettamente credibile e affidabile, perché è uno che nel
corso della sua vita politica ha cambiato spesso posizione su temi importanti, come
quelli della vita, dell’immigrazione.
D. – Il 6 novembre si elegge il presidente,
ma c’è anche un’elezione non meno importante, quella di una parte cospicua di deputati
e senatori. Che cosa si prevede per il prossimo Congresso?
R. – Le previsioni
sono che non ci sarà un cambiamento di maggioranza. Oggi la maggioranza al Senato
è dei democratici e la maggioranza alla Camera è dei repubblicani. Si prevede un miglioramento
dei democratici alla Camera. Il margine di maggioranza dei repubblicani sarà minore,
dopo le elezioni del 6 novembre, e un avanzamento dei repubblicani al Senato, ma non
tale da sovvertire la maggioranza.