La crisi economica al centro del vertice Asia-Europa, riunito in Laos
Una cinquantina di capi di Stato e di Governo di Europa ed Asia sono riuniti in Laos
per l'Asia-Europe Meeting (ASEM), il tradizionale vertice biennale tra i leader dei
due continenti. Un summit particolarmente importante in questo momento, perché propone
un confronto tra due realtà ben distinte: da una parte l’Europa soffocata dalla crisi,
dall’altra l’Asia che invece continua ad imporsi come motore di crescita mondiale,
nonostante i primi segni di cedimento. Ha più bisogno l’Europa dell’Asia o il contrario?
Salvatore Sabatino ha girato la domanda a Carlo Filippini, docente di
Economia Politica presso l’Università Bocconi di Milano ed esperto di questioni asiatiche:
D. – Direi che
c'è un bisogno reciproco. I Paesi asiatici hanno bisogno dell’Europa, oltre che degli
Stati Uniti, come mercato di sbocco per le proprie esportazioni. L’Europa, molto in
crisi, come sappiamo, vorrebbe esportare di più verso tutta l’area asiatica orientale
e meridionale - quindi Cina, Giappone e India - anche se fa fatica ad esportare.
D.
– Questo è un vertice – è bene specificarlo – da cui non usciranno delle decisioni,
ma è un importante momento di confronto tra queste due realtà...
R. – Certamente.
L’Asia-Europe Meeting nasce nel 1996 come tentativo di allacciare rapporti diretti
fra alcuni Paesi europei ed alcuni Paesi asiatici - poi la “membership” si è ampliata
fino ad arrivare ai 51 membri di quest’anno – cercando, in un certo senso, di evitare
di dover dipendere troppo direttamente, nelle questioni economiche e di sicurezza,
dagli Stati Uniti. In questo senso ha avuto un grande successo, nel senso che si è
aperto un tavolo di confronto tra le opinioni di Asia ed Europa direttamente. Gli
accordi specifici, invece, non sono l’obiettivo principale di questo Meeting.
D.
– E, forse, non è un caso che questo incontro avvenga alla vigilia delle elezioni
presidenziali, proprio negli Stati Uniti...
R. – In realtà è una coincidenza,
perché questi incontri di solito si tengono ogni due anni, alternativamente in Europa
e in Asia, verso la fine dell’anno, cioè appunto ottobre-novembre. E' giusto ricordare,
inoltre, che gli Stati Uniti non fanno parte dell’Asia-Europe Meeting e che siamo
anche alla vigilia del 18.mo Congresso del Partito comunista cinese, che dovrebbe
nominare la quinta generazione, la leadership per i prossimi dieci anni.
D.
– Barroso, Van Rompuy, Hollande e Monti, che sono presenti in Laos, portano un messaggio
chiaro: l’Europa è, e resta, una potenza economica di cui fidarsi, su cui puntare.
L’Asia, secondo lei, raccoglierà questo appello?
R. – L’Asia lo dovrebbe raccogliere
proprio per avere un’alternativa agli Stati Uniti e, in una certa misura, anche al
suo interno, un’alternativa alla Cina, che sta diventando troppo importante e fa sentire
un po’ troppo il suo peso. Naturalmente è una speranza anche per gli europei che il
Vecchio Continente possa tornare a dare la sua voce e il suo contributo nelle vicende
mondiali.
D. – Quanto pesa l’assenza della cancelliera tedesca Merkel, che
ha inviato in Laos, invece, solamente il suo ministro degli Esteri? La Germania continua
ad essere la locomotiva d’Europa, eppure non è presente. E’ un segnale importante,
dal punto di vista diplomatico...
R. – Certamente, anche se data la natura
del Summit, forse è più importante che la posizione generale della Germania, che immagino
sarà espressa dal suo rappresentante, sia quella di una continua cooperazione tra
Europa e appunto Asia. Da questo punto di vista, non mi pare che vi siano indicazioni
di un cambiamento di rotta. La cancelliera ha avuto incontri con la leadership cinese
non molti mesi fa ed è stata sottolineata la necessità di collaborazione fra Europa
ed Asia.