2012-11-05 14:30:03

La crisi economica al centro del vertice Asia-Europa, riunito in Laos


Una cinquantina di capi di Stato e di Governo di Europa ed Asia sono riuniti in Laos per l'Asia-Europe Meeting (ASEM), il tradizionale vertice biennale tra i leader dei due continenti. Un summit particolarmente importante in questo momento, perché propone un confronto tra due realtà ben distinte: da una parte l’Europa soffocata dalla crisi, dall’altra l’Asia che invece continua ad imporsi come motore di crescita mondiale, nonostante i primi segni di cedimento. Ha più bisogno l’Europa dell’Asia o il contrario? Salvatore Sabatino ha girato la domanda a Carlo Filippini, docente di Economia Politica presso l’Università Bocconi di Milano ed esperto di questioni asiatiche:RealAudioMP3

D. – Direi che c'è un bisogno reciproco. I Paesi asiatici hanno bisogno dell’Europa, oltre che degli Stati Uniti, come mercato di sbocco per le proprie esportazioni. L’Europa, molto in crisi, come sappiamo, vorrebbe esportare di più verso tutta l’area asiatica orientale e meridionale - quindi Cina, Giappone e India - anche se fa fatica ad esportare.

D. – Questo è un vertice – è bene specificarlo – da cui non usciranno delle decisioni, ma è un importante momento di confronto tra queste due realtà...

R. – Certamente. L’Asia-Europe Meeting nasce nel 1996 come tentativo di allacciare rapporti diretti fra alcuni Paesi europei ed alcuni Paesi asiatici - poi la “membership” si è ampliata fino ad arrivare ai 51 membri di quest’anno – cercando, in un certo senso, di evitare di dover dipendere troppo direttamente, nelle questioni economiche e di sicurezza, dagli Stati Uniti. In questo senso ha avuto un grande successo, nel senso che si è aperto un tavolo di confronto tra le opinioni di Asia ed Europa direttamente. Gli accordi specifici, invece, non sono l’obiettivo principale di questo Meeting.

D. – E, forse, non è un caso che questo incontro avvenga alla vigilia delle elezioni presidenziali, proprio negli Stati Uniti...

R. – In realtà è una coincidenza, perché questi incontri di solito si tengono ogni due anni, alternativamente in Europa e in Asia, verso la fine dell’anno, cioè appunto ottobre-novembre. E' giusto ricordare, inoltre, che gli Stati Uniti non fanno parte dell’Asia-Europe Meeting e che siamo anche alla vigilia del 18.mo Congresso del Partito comunista cinese, che dovrebbe nominare la quinta generazione, la leadership per i prossimi dieci anni.

D. – Barroso, Van Rompuy, Hollande e Monti, che sono presenti in Laos, portano un messaggio chiaro: l’Europa è, e resta, una potenza economica di cui fidarsi, su cui puntare. L’Asia, secondo lei, raccoglierà questo appello?

R. – L’Asia lo dovrebbe raccogliere proprio per avere un’alternativa agli Stati Uniti e, in una certa misura, anche al suo interno, un’alternativa alla Cina, che sta diventando troppo importante e fa sentire un po’ troppo il suo peso. Naturalmente è una speranza anche per gli europei che il Vecchio Continente possa tornare a dare la sua voce e il suo contributo nelle vicende mondiali.

D. – Quanto pesa l’assenza della cancelliera tedesca Merkel, che ha inviato in Laos, invece, solamente il suo ministro degli Esteri? La Germania continua ad essere la locomotiva d’Europa, eppure non è presente. E’ un segnale importante, dal punto di vista diplomatico...

R. – Certamente, anche se data la natura del Summit, forse è più importante che la posizione generale della Germania, che immagino sarà espressa dal suo rappresentante, sia quella di una continua cooperazione tra Europa e appunto Asia. Da questo punto di vista, non mi pare che vi siano indicazioni di un cambiamento di rotta. La cancelliera ha avuto incontri con la leadership cinese non molti mesi fa ed è stata sottolineata la necessità di collaborazione fra Europa ed Asia.







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