Il Papa invita a pregare perché vescovi e sacerdoti siano testimoni fedeli e coraggiosi
di Cristo
“Perché i vescovi, i sacerdoti e tutti i ministri del Vangelo diano coraggiosa testimonianza
di fedeltà al Signore Crocifisso e Risorto”. Recita così l’intenzione generale di
preghiera del Papa per il mese di novembre. In molte occasioni, Benedetto XVI ha dato
risalto alla fedeltà e al coraggio come a qualità cardine per un ministro del Vangelo.
Alessandro De Carolis ricorda alcune affermazioni in questo servizio:
Fedeltà: per
tanti, oggi, una moneta fuori corso. Un tempo, una promessa – a una persona, a un’ideale
– portava normalmente con sé in dote il pegno del rimanervi fedeli, con ciò mettendo
in conto la fatica della coerenza. Poi, questo tessuto – tenuto insieme da una trama
e un ordito fatto di valori forti, a cominciare dalla fede – è andato generalmente
sfilacciandosi. E la nuova fragilità ha condizionato anche chi, in linea di principio,
ha nella fedeltà l’ossigeno della propria vocazione: il sacerdote. Una situazione
che non molto tempo fa fece esclamare al Papa:
“Oggi più che mai c’è bisogno
di fedeltà! Viviamo in una società che ha smarrito questo valore. Si esalta molto
l’attitudine al cambiamento, la 'mobilità', la 'flessibilità', per motivi economici
e organizzativi anche legittimi. Ma la qualità di una relazione umana si vede dalla
fedeltà!”. (Discorso all’Associazione Santi Pietro e Paolo, 25 giugno 2011)
Se
una vera relazione umana si misura dalla fedeltà, quanto più la relazione con il divino.
Quella di un cristiano, specie di un sacerdote. A Fatima, nel 2010, Benedetto XVI
affermò: “La fedeltà nel tempo è il nome dell’amore. Di un amore coerente, vero e
profondo a Cristo sacerdote”. E qui, la fedeltà ha bisogno dell’innesto del coraggio:
“Il
sacerdozio - ricordiamolo sempre - si fonda sul coraggio di dire sì a un’altra volontà,
nella consapevolezza, da far crescere ogni giorno, che proprio conformandoci alla
volontà di Dio, ‘immersi’ in questa volontà, non solo non sarà cancellata la nostra
originalità, ma, al contrario, entreremo sempre di più nella verità del nostro essere
e del nostro ministero”. (Messa ordinazioni sacerdotali, 20 giugno 2010)
Dunque,
ha osservato in un’altra circostanza Benedetto XVI, “nel modo di pensare, di parlare,
di giudicare i fatti del mondo”, il sacerdote deve trarre forza “dalla sua appartenenza
sacramentale”, e quindi “porre ogni cura nel sottrarsi alla mentalità dominante, che
tende ad associare il valore del ministro non al suo essere, ma alla sua funzione”:
“La
fedeltà del servo di Gesù Cristo consiste proprio anche nel fatto che egli non cerca
di adeguare la fede alle mode del tempo. Solo Cristo ha parole di vita eterna, e queste
parole dobbiamo portare alla gente. Esse sono il bene più prezioso che ci è stato
affidato. Una tale fedeltà non ha niente di sterile e di statico; è creativa”. (Messa
ordinazione vescovi, 12 settembre 2009)
Fedeltà, perché il Vangelo arrivi
integro, e coraggio, perché arrivi ovunque. Anche dove si rischia a dirsi di Cristo.
Una tempra che al neoletto Benedetto XVI ispirò parole di fuoco:
"Abbi il
coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare
con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare
con il cuore puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua
vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché
la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!". (Messa 40.mo Concilio, 8 dicembre
2005)