Presidenziali Usa: testa a testa tra Obama e Romney
A poche ore dalle elezioni presidenziali americane, un nuovo sondaggio di Abc news/Washington
post prevede un testa a testa tra Barack Obama e Mitt Romney. Entrambi i candidati,
democratico e repubblicano, raccolgono il 48% delle intenzioni di voto. Obama sarebbe
però in vantaggio nello Stato chiave dell’Ohio. Su quanto potrà accadere nelle ultime
battute prima del 6 novembre, Alessandro Gisotti ha chiesto un commento all’americanista
del “Sole 24ore” Christian Rocca, raggiunto telefonicamente a New York:
R. – In questo
momento, l’arma principale dei candidati è quella della presenza nei comizi, degli
incontri nelle contee chiave, quelle che decideranno l’elezione. Ovviamente, accanto
a questo, c’è la pioggia di spot televisivi che, in queste ore, inondano le televisioni
degli americani che vivono in Ohio, in Florida, in Colorado… In questo momento è dunque
importante vedere dove vanno i candidati, quali sono gli Stati, perché da qui si capisce
se sono in difficoltà in alcuni Stati o se vogliono addirittura “invadere” il campo
considerato dell’avversario.
D. – Quale il punto più forte di Obama e il punto
più forte di Romney?
R. – Il punto più forte di Obama è quello sintetizzato
dallo slogan che si è sentito più volte dai suoi, quello secondo cui Osama Bin Laden
è stato ucciso e la General Motors, l’industria automobilistica americana, è viva.
Tutto sommato, può essere criticato o meno, ma ha tenuto in piedi il sistema finanziario
americano, il sistema economico americano, dopo la crisi del 2008 e, dal punto di
vista della sicurezza nazionale, è il presidente che è riuscito ad individuare ed
eliminare l’autore delle stragi dell’11 settembre del 2001. Per quanto riguarda Romney,
la parte forte della sua campagna è quella che dice: “Sì, ci ha salvato, ma la situazione
non è davvero migliorata”. Ci sono anche gli ultimi dati sulla disoccupazione, che
è risalita al 7,9 per cento, e quindi Romney ha impostato la campagna elettorale su
un referendum: la situazione era grave nel 2008, ma – dice Romney - in realtà Obama
l’ha peggiorata, perché abbiamo aumentato il debito pubblico, la disoccupazione è
a livelli storici e dalla crisi l’America non è proprio uscita.
D. – Quale
invece il punto debole che potrebbe costare la rielezione ad Obama o l’elezione a
Romney?
R. – Obama, se perde le elezioni, le perde per la situazione economica:
la gente continua a cercare lavoro, il numero dei poveri è aumentato. La situazione
è grave e questo solitamente viene pagato dal presidente in carica. Il problema di
Romney è di non risultare perfettamente credibile e affidabile, perché è uno che nel
corso della sua vita politica ha cambiato spesso posizione su temi importanti, come
quelli della vita, dell’immigrazione.
D. – Il 6 novembre si elegge il presidente,
ma c’è anche un’elezione non meno importante, quella di una parte cospicua di deputati
e senatori. Che cosa si prevede per il prossimo Congresso?
R. – Le previsioni
sono che non ci sarà un cambiamento di maggioranza. Oggi la maggioranza al Senato
è dei democratici e la maggioranza alla Camera è dei repubblicani. Si prevede un miglioramento
dei democratici alla Camera. Il margine di maggioranza dei repubblicani sarà minore,
dopo le elezioni del 6 novembre, e un avanzamento dei repubblicani al Senato, ma non
tale da sovvertire la maggioranza.