2012-11-03 14:58:03

Libia: manifestazione a Bengasi per l'autonomia della Cirenaica


Nuova giornata di proteste a Bengasi, nella Libia orientale. Circa un migliaio di sostenitori del federalismo sono scesi in piazza per chiedere maggiore autonomia per la Cirenaica, regione ricca di petrolio e culla della rivolta dello scorso anno contro Muammar Gheddafi. I dimostranti vogliono di fatto il ritorno alla Costituzione del 1951, in base alla quale la Libia era divisa in tre regioni: est, ovest e sud. Ma la voce dei manifestanti sarà ascoltata? Benedetta Capelli ha girato la domanda ad Arturo Varvelli, ricercatore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ed esperto di questioni libiche: RealAudioMP3

R. – E’ difficile capire adesso quali siano i rapporti di forza. Io penso che chi ha protestato non voglia cercare per forza l’indipendenza ma un certo grado di autonomia. Infatti, ho visto che erano espliciti i richiami alla vecchia Costituzione, quella del regime di Abdallah Senussi. Già allora il rapporto tra le varie regioni e l’autorità centrale fallì e fu molto difficoltoso. La Cirenaica è una regione molto ricca di risorse, soprattutto quelle petrolifere, e si creerebbe un rapporto un po' conflittuale con l’autorità centrale. I meccanismi dello Stato sono molto difficili e delicati soprattutto, oggi, perché non esiste un’autorità centrale forte ed ancora riconosciuta da tutti: vediamo il caso delle milizie, le richieste di autonomia, i localismi che stanno prevalendo e soprattutto l’autorità centrale che non ha ancora il monopolio dell’uso della forza. E’ difficile che su queste basi si possano instaurare rapporti delicati che riguardano, ad esempio, il federalismo.

D. – Eventualmente, secondo lei si potrebbe innescare un effetto domino, in altre regioni della Libia?

R. – Per adesso si è parlato poco del Fezzan, la regione a Sud, che tutto sommato non è affatto sotto controllo dell’autorità di Tripoli. Il governo, in questo momento, rischia di governare su Tripoli, sulla Tripolitania e poco più. Il vero rischio è che noi abbiamo costituito e aiutato un governo che, in parte, è molto più legittimo naturalmente di quelli del passato, anche rispetto al Consiglio nazionale transitorio che ha governato fino ad agosto. Il problema è che il governo centrale non è riconosciuto come legittimo da parte di tutta la popolazione e si pongono così continue sfide che, di fatto, mettono sempre in pericolo la stabilizzazione del Paese.

D. – In che modo questa domanda di autonomia potrà pesare proprio sul nuovo esecutivo nato con grandissime difficoltà?

R. – Sicuramente potrà pesare. I candidati indipendenti, che sono 120 su 200, sono quelli più sensibili alle richieste che provengono dalle aree regionali e locali della Libia. Quindi, io penso che sicuramente peserà, come ha pesato nella costituzione del governo. Abbiamo visto manifestazioni da parte dei rivoltosi o ex rivoltosi ed ex ribelli contro alcuni di questi personaggi che sono stati ora nominati ministri, perché risultano legati al regime passato. Però, d'altronde, solamente alcune persone che hanno governato in passato - seppur con ruoli più defilati – hanno idea di che cosa sia gestire un Paese. Quindi, questo rapporto molto difficile tra periferia e centro in Libia ce lo porteremo avanti ancora per diversi mesi, secondo me.







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