Fiat frena su Pomigliano. Il vescovo di Nola: i lavoratori non sono sacchi di patate
Non si fermano le polemiche sul caso Fiat, dopo la decisione dell’amministratore
delegato Sergio Marchionne di mettere in mobilità 19 operai per fare spazio alle riassunzioni
ordinate dal tribunale. E non si è fatta attendere la risposta dell’azienda. Servizio
di FrancescaSabatinelli: Le forti reazioni
hanno costretto il Lingotto a una decisa marcia indietro. Ad un primo comunicato,
in cui l’azienda criticava i lavoratori che erano ricorsi al tribunale per il reintegro
e che inoltre riportava le date della messa in mobilità, ne è seguito un secondo,
in cui la Fiat risponde a commenti che definisce “non pertinenti e inesatti”. Di
qui la precisazione: la procedura di mobilità ha un iter e tempi tecnici prestabiliti;
non si può avviare un’iniziativa dall’azienda prima della conclusione della procedura;
non vi è alcuna urgenza; i 19 ricorrenti sono titolari di un rapporto di lavoro a
tempo indeterminato che non si è mai interrotto, e il rientro è condizionato dalla
domanda del mercato dell’auto, attualmente molto al di sotto delle previsioni. Ad
esprimere le pesanti critiche erano state la Fiom, che ha definito illegittimi i licenziamenti,
e Cisl con Bonanni che sollecita l’intervento di Napolitano e si dice pronto ad azioni
legali. Mentre la Uilm chiede un incontro all’azienda per evitare i licenziamenti.
Intanto continua il trend negativo per il mercato dell’auto. Ad ottobre le nuove immatricolazioni
di Fiat sono scese del 10,32%. E ora il commento del vescovo di Nola, mons. BeniaminoDepalma, intervistato da AlessandroGuarasci:
R.
– Ormai sono anni – anni! – di questo tira e molla. Attendiamo fiduciosi l’evolversi
della situazione, confidando nel buon senso delle parti in causa. Io auspico una ripresa
del dialogo, perché si immagini e si costruisca un futuro diverso nel mondo del lavoro
nel quale il primato non spetti soltanto al profitto e all’economia, ma all’uomo con
la cui vita ormai non è più consentito giocare.
D. – Come si vive questo fatto:
19 entrano, 19 dovrebbero uscire... c’è preoccupazione tra la gente?
R.
– Ma certamente! E’ un’assurdità, questa. L’uomo non è una merce che si può cambiare
a nostro piacimento. L’uomo, ogni uomo, ha dei diritti inalienabili e a questi diritti
dell’uomo corrispondono anche doveri da parte delle istituzioni, da parte della società.
Non sono sacchi di patate: chi entra e chi esce! Tutti, assolutamente tutti!, devono
avere il diritto al lavoro, senza pericolose distinzioni.
D. – Lei, in sostanza,
dice: capitalismo e aziende devono lavorare di pari passo per favorire lo sviluppo
del territorio …
R. – Certamente! A noi interessa il lavoro, a noi interessa
il territorio. Su tutte le questioni Fiat, lavoratori, territorio devono sedersi a
tavolino! Questa è un’urgenza, una necessità. Non ci si può più parlare da lontano
e non guardarsi negli occhi.
D. – Il rischio è comunque poi che la criminalità
organizzata prenda il sopravvento, in qualche modo?
R. – Certamente, in
questa confusione la criminalità gioca e occupa tutti gli spazi.