2012-11-02 15:02:41

Due novembre, la morte "rimossa" causa più sofferenza


P. Massimo Pampaloni, sj, Pontificio Istituto Orientale
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La Chiesa celebra la festa di "Ognissanti" alla vigilia della "Commemorazione dei defunti" proprio perché la tristezza che proviamo pensando ai nostri cari che ora dormono il sonno della pace, venga compensata dalla luce della grande gioia del Paradiso che ci apre alla speranza. E' la Gloria di tutti i santi a darci la chiave di interpretazione per leggere il giorno in cui si ricordano i nostri defunti.
I funerali sono un'opportunità eccezionale di annuncio. Molte persone, lontane dalla fede, si avvicinano ai sacerdoti dopo aver ascoltato un'omelia durante le esequie di un parente o di un amico. Questo dimostra che a parlare della morte siamo rimasti solo noi, per la rimozione culturale del concetto di fine della vita compiuta nella nostra società. "Esercitiamoci, perciò, quotidianamente a morire e alimentiamo in noi una sincera disponibilità alla morte" scrive S. Ambrogio ed è la traduzione patristica di quanto affermano gli psicologi, la rimozione della morte si ritorce contro chi la attua. Nel saggio "Storia della morte in Occidente: dal medioevo ai giorni nostri" lo storico francese Philippe Ariès dimostra come il timore della morte è aumentato nella misura in cui il lutto è stato privatizzato, rimosso. Vivere questo momento in una dimensione comunitaria aiuta ad affrontarlo psicologicamente e spiritualmente. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)







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