Commemorazione dei defunti. Il Papa: la morte non spezza il legame con Dio
Nella giornata in cui la Chiesa commemora solennemente i defunti, il Papa presiederà,
alle ore 18 nelle Grotte Vaticane, un momento di preghiera per i Pontefici defunti.
Domani mattina poi, alle ore 11.30, Benedetto XVI celebrerà, nella Basilica Vaticana,
una Santa Messa in suffragio dei cardinali e vescovi morti nel corso dell’anno. Nel
servizio di Alessandro Gisotti, riproponiamo alcune riflessioni del Papa sulla
commemorazione dei defunti e sul significato della morte per un cristiano:
“La separazione
dagli affetti terreni è certo dolorosa, ma non dobbiamo temerla” perché essa “non
può spezzare il legame profondo che ci unisce a Dio”. Benedetto XVI sottolinea questa
certezza del cristiano che mette in luce il paradosso dell’uomo contemporaneo: da
una parte ha largamente dismesso la spiritualità cristiana, dall’altra di fronte alla
morte cerca una qualche trascendenza parallela:
“L’uomo moderno l’aspetta
ancora questa vita eterna, o ritiene che essa appartenga a una mitologia ormai superata?
In questo nostro tempo, più che nel passato, si è talmente assorbiti dalle cose terrene,
che talora riesce difficile pensare a Dio come protagonista della storia e della nostra
stessa vita” (Udienza generale del 2 novembre 2005)
Di qui il suo appello
a “riappropriarsi” della dimensione della morte, parole pronunciate quattro anni fa,
ma che sembrano riecheggiare il tema del Sinodo appena conclusosi in Vaticano:
“E’
necessario anche oggi evangelizzare la realtà della morte e della vita eterna, realtà
particolarmente soggette a credenze superstizione e a sincretismi, perché la verità
cristiana non rischi a di mischiarsi con mitologie di vario genere” (Angelus del 2
novembre 2008)
L’interrogativo fondamentale – ribadisce il Papa – è cosa
sia davvero la morte per un cristiano. La mentalità dominante, osserva, ci porta a
credere che al di là della morte ci sia il nulla. Ma chi crede in Cristo e nella Sua
Risurrezione sa che la strada della morte è in realtà “una via della speranza”. Non
è la fine, ma l’inizio della vita piena. Per questo, chi riconosce una grande speranza
nella morte, “può anche vivere una vita a partire dalla speranza”:
“L’uomo
ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata
(…) L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio”. (Udienza
generale 2 novembre 2011)
Questa vita, ha quindi ribadito ieri il Papa
all’Angelus, ha senso solo se c’è l’amore, un amore che non finisce. “Vediamo – ha
affermato - che seguire Cristo porta alla vita, alla vita eterna, e dà senso al presente,
ad ogni attimo che passa, perché lo riempie d’amore, di speranza”.