Violenza senza fine in Siria, dove, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani,
nelle ultime 24 hanno perso la vita oltre 180 persone, fra civili, ribelli e soldati
dell’esercito. Sulla drammatica situazione continuano a pesare le divisioni internazionali
su una possibile soluzione diplomatica del conflitto. Marco Guerra:
Proseguono i
bombardamenti aerei sui sobborghi di Damasco controllati dagli insorti e in numerose
altre località della Siria. Lo riferiscono gli attivisti sui social network, che parlano
di mig in azione sulla capitale e di elicotteri vicino Latakia. I comitati denunciano
anche operazioni dell'artiglieria a Daraa, Hula e Homs. Colpite duramente anche le
forze governative: 28 soldati dell’esercito hanno perso la vita negli attacchi a tre
checkpoints intorno alla città di Saraqeb. E mentre la guerra civile imperversa sul
terreno la soluzione politica resta lontanissima. Mosca continua a sostenere il presidente
Assad: il ministro degli Esteri russo Lavrov ha affermato che una estromissione del
capo di Stato siriano pregiudica qualsiasi piano di pace. Il segretario di Stato Usa
Clinton ha ribadito, al contrario, che gli Stati Uniti vogliono “aiutare l'opposizione
a unirsi”. Dal canto suo la Cina - che insieme alla Russia ha più volte posto il veto
su risoluzioni Onu di condanna al governo di Damasco – ha avanzato una “nuova proposta”
imperniata su due punti: tregue limitate e circoscritte “regione per regione” e la
creazione di un “governo transitorio”. La soluzione è stata esposta ieri a Pechino
all’inviato dell’Onu Brahimi. Ma fra le parti in conflitto la diffidenza resta altissima
e, al momento, non c’è alcuna intenzione di trattare. Il Consiglio Nazionale Siriano,
principale cartello delle forze di opposizione, ha accusato apertamente la comunità
internazionale di alimentare l'estremismo islamico attraverso la mancanza di un sostegno
concreto a favore dei ribelli.