Mali: forza internazionale si prepara a riconquistare il Nord occupato dalle milizie
islamiche
Il Mali al centro dell’attenzione internazionale. Onu, Unione Europea e Unione Africana
stanno mettendo a punto l’ipotesi di una forza internazionale che supporti l’esercito
di Bamako, con l’obiettivo di riconquistare il Nord del Paese, da mesi nelle mani
delle milizie islamiche tuareg. Sugli scopi di un’azione di forza, Giancarlo La
Vella ha intervistato Angelo Inzoli, esperto di Africa, collaboratore del
periodico dei Gesuiti “Popoli”:
R. – Fare in
modo che la situazione nella regione rientri sotto controllo. Sicuramente, nel caso
del Mali c’è un grossissimo problema logistico: consideriamo che l’esercito maliano,
dopo il colpo di Stato, dopo le ultime vicende, è completamente disorganizzato ed
incapace di affrontare questa emergenza. Quindi, se vorranno farlo dovranno comunque
spendere molte energie per allestire logisticamente l’Unione della forza africana,
altri Paesi, perché sicuramente l’esercito maliano non ce la farà. Però, è una soluzione
che non è, essa stessa, priva di grossi problemi di organizzazione. E’ chiaro che
la volontà è quella di mettere un argine a questo fronte maliano che si ha paura possa
destabilizzare tutta l’area subsahariana.
D. – Un fronte collegato anche con
frange islamiche e terroristiche di altri Paesi …
R. – Certo. Dobbiamo ricordare
che, a parte l’aspetto delle infiltrazioni di al Qaeda nella regione subsahariana,
che è un problema presente ormai da parecchio tempo, quello che sta succedendo è una
delle conseguenze della caduta di Gheddafi e della guerra in Libia. Con la caduta
di Gheddafi tutta una parte dei militari, dei soldati, dei mercenari che lavoravano
in quelle zone sono rientrati nel Paese, e questi vanno a lavorare dove c’è chi li
paga. Quindi c’è un grande caos perché ci sono certamente delle milizie integraliste
e fondamentaliste che hanno una mira politica specifica; ci sono gruppi locali e una
situazione nella quale è difficile identificare chiaramente le identità specifiche
degli attori.
D. – Un’azione di forza non prende assolutamente in considerazione
la gravissima situazione umanitaria: si moltiplicano gli appelli delle organizzazioni
umanitarie in tutto il Sahel, ma in particolare per il Mali, soprattutto per quanto
riguarda i minori …
R. – E’ un dramma enorme. Sappiamo che tutti questi Paesi
hanno una fortissima componente giovanissima, probabilmente più della metà della popolazione,
e chiaramente sono zone dove anche l’equilibrio ambientale è molto fragile: la gente
che scappa diventa subito gente affamata, gente che vaga nei deserti. Già ci sono
campi profughi, già ci sono attività che si stanno svolgendo con un’attenzione particolare
alla fascia dei minori. In tutte queste realtà, però, diventa molto difficile quantificare
la problematica, perché è un Paese destabilizzato; ma soprattutto, diventa difficile
anche organizzare un intervento su vasta scala. Però, l’allarme c’è perché chi è passato
di qui vede un degrado rapido e progressivo. Questi sono Paesi che senza una stabilità
hanno un equilibrio molto fragile.