Polemiche in Ucraina dopo il voto vinto da Ianukovich: la Timoshenko denuncia brogli
Crescono le polemiche e le denunce dei brogli in Ucraina dopo le elezioni di domenica
scorsa che, a spoglio quasi ultimato, vedono in testa il Partito delle Regioni del
presidente Viktor Ianukovich col 31,52% dei voti. Al secondo posto con il 24,49% delle
preferenze c'è l'alleanza della leader d'opposizione in carcere Iulia Timoshenko che
parla di pesanti irregolarità e annuncia lo sciopero della fame. Le autorità ucraine
hanno annullato la visita di una delegazione dell'Osce. Da parte sua, il segretario
di Stato americano Hillary Clinton ha detto che le elezioni confermano che “in Ucraina
la democrazia ha fatto un passo indietro'' rispetto al voto del 2009. Per una riflessione
sulla situazione del Paese, Fausta Speranza ha intervistato Luigi Geninazzi,
inviato di Avvenire:
R. – Un ulteriore
passo indietro, potremmo dire, che comunque era già stato fatto in questi ultimi anni.
Dopo le elezioni presidenziali del 2010, con la vittoria di Yanukovic, si erano spenti
tutti gli entusiasmi, che già erano andati riducendosi sull’onda della Rivoluzione
Arancione del 2004.
D. – Un Paese dimenticato in questo bilico tra Unione Europea
e Russia?
R. – L’Ucraina oggi è un grande Paese, che si trova in una zona grigia.
Non è nella lista nera come, per restare sempre nell’Est, potrebbe essere la Bielorussia,
che ha preso un cammino decisamente autoritario e totalitario, ma non è neppure un
Paese che marcia verso l’Unione Europea, tanto che il famoso accordo di associazione
e di libero scambio con la Ue è ancora bloccato. Certamente è dimenticato, perché
in Europa abbiamo tanti altri problemi - prima di tutto abbiamo il problema della
crisi e del debito pubblico dell’euro ... e l’Ucraina ne soffre, perché l’economia
ovviamente ne soffre, essendo un Paese che si fonda soprattutto sull’export di materie
prime e sul passaggio del gas che arriva da Mosca in Europa. Yanukovic che, schematicamente,
era stato definito fin dall’inizio e da quando è diventato presidente, due anni fa,
come l’uomo di Mosca, in realtà non è proprio l’uomo di Mosca, perché resiste ad essere
inglobato nell’orbita di Putin. L’Ucraina, per esempio, non si è decisa a vendere
una parte della compagnia energetica Naftogaz, da cui potrebbe trarne vantaggi economici.
Quindi, non si è avvicinata a Bruxelles, ma non si è neppure avvicinata a Mosca: è
in una zona grigia, come dicevo, nell’indifferenza generale. Anche il grido di dolore,
il digiuno e lo sciopero della fame, che adesso, per l’ennesima volta, è stato iniziato
da Julia Timoshenko, non ha avuto grande eco o ha suscitato grande clamore.
D.
– Quale potrebbe essere il ruolo della Russia, diverso da quello attuale nella vicina,
grande, ma certo periferica, Ucraina?
R. – Credo che a Putin oggi vada bene
così: un’Ucraina che non fa più scandalo, che non è più un problema per quanto riguarda
il passaggio del gas, che è sorvegliata, amica, ma non strettamente alleata, e soprattutto
un’Ucraina che non ha preso decisamente la strada antirussa, filoeuropea, come invece
sembrava dopo la Rivoluzione Arancione del 2004. Quindi, alla fine credo che a Putin
vada bene così. Non ha nessun interesse di stringere di più un cerchio, che sì farebbe
clamore e susciterebbe polemiche. E’ invece una delusione per i sogni di democrazia
e in genere per l’Unione Europea, che sperava che lì nascesse veramente una spinta
nata dal basso verso una maggiore democrazia e verso anche una certa ripresa economica.
L’idea, insomma, era che l’Ucraina, con grande ritardo, riprendesse la strada dei
movimenti di base di Solidarność e così via, degli anni ’80.