Il Papa all'udienza generale: la fede nasce e vive nella Chiesa, non è un fatto privato
Non esiste vera fede se non vissuta all’interno della Chiesa. Benedetto XVI lo ha
ribadito ieri mattina durante la catechesi dell’udienza generale, presieduta in Piazza
San Pietro davanti a circa 20 mila fedeli. Il Papa ha definito una contraddizione
la “tendenza” oggi diffusa di “relegare la fede nella sfera del privato”. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
La fede è “popolo”,
è “luce”. La fede non è da nascondere dietro un angolo, della società o dell’anima.
Al terzo mercoledì di udienza generale dedicato all’Anno della Fede - in una Piazza
San Pietro affollata nonostante nuvole e pioggia - Benedetto XVI dà nuova plasticità
a un’altra di quelle che la settimana scorsa aveva chiamato “verità elementari”. Anche
stavolta a innescare la sua riflessione è una domanda: la fede, in quanto mia è “individuale”,
la vivo “da solo”?:
“Certo, l’atto di fede è un atto eminentemente personale,
che avviene nell’intimo più profondo e che segna un cambiamento di direzione, una
conversione personale: è la mia esistenza personale che riceve una svolta (...) Ma
questo mio credere non è il risultato di una mia riflessione solitaria, non è il prodotto
di un mio pensiero, ma è frutto di una relazione, di un dialogo, in cui c’è un ascoltare,
un ricevere e un rispondere; è il comunicare con Gesù che mi fa uscire dal mio ‘io’
racchiuso in me stesso per aprirmi all’amore di Dio Padre".
La fede, ha
proseguito il Papa, non è allora “un dialogo privato con Gesù”: è un dono che viene
da Dio e, ha sottolineato, arriva attraverso la Chiesa. “Fin dagli inizi”, ha ribadito,
è la Chiesa “il luogo della fede”, “il luogo di trasmissione della fede”. Per questo,
la Chiesa non è una entità “sociologica”, ma una comunità radicata in Dio, in Gesù,
nello Spirito:
“La nostra fede è veramente personale, solo se è anche comunitaria:
può essere la mia fede, solo se vive e si muove nel ‘noi’ della Chiesa, solo se è
la nostra fede, la comune fede della Chiesa unica (…) La Chiesa è la Madre di tutti
i credenti. ‘Nessuno può dire di avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa come Madre’.
Quindi la fede nasce nella Chiesa, conduce ad essa e vive in essa. Questo è importante
ricordarlo”.
Chiariti i principi, Benedetto XVI è passato al modo in cui,
da duemila anni, la Chiesa li annuncia e li testimonia. In particolare, ha messo in
luce l’importanza della “Tradizione”, che “dà la garanzia – ha asserito – che ciò
in cui crediamo è il messaggio originario di Cristo, predicato dagli Apostoli”:
“Se
la Sacra Scrittura contiene la Parola di Dio, la Tradizione della Chiesa la conserva
e la trasmette fedelmente, perché gli uomini di ogni epoca possano accedere alle sue
immense risorse e arricchirsi dei suoi tesori di grazia”.
Infine, l’ultima,
fondamentale, indicazione di Benedetto XVI: “È nella comunità ecclesiale che la fede
personale cresce e matura”. Per cui, la nuova evangelizzazione – al centro del Sinodo
appena terminato – altro non è che l’espressione pubblica, accompagnata dalla grazia
di Dio, di questa fede. Per questo, ha concluso:
“La tendenza, oggi diffusa,
a relegare la fede nella sfera del privato contraddice la sua stessa natura. Abbiamo
bisogno della Chiesa per avere conferma della nostra fede e per fare insieme esperienza
dei doni di Dio: la sua Parola, i Sacramenti, il sostegno della grazia e la testimonianza
dell’amore (…) In un mondo in cui l’individualismo sembra regolare i rapporti fra
le persone, rendendole sempre più fragili, la fede ci chiama ad essere popolo di Dio,
ad essere Chiesa, portatori dell’amore e della comunione di Dio per tutto il genere
umano”.
Al termine delle catechesi in sintesi e in otto lingue, tra cui
l’arabo, il Papa ha salutato, fra gli altri, i rettori delle Università cattoliche,
riuniti a Roma, e ha ricordato la Solennità di Tutti i Santi.