Aperto a Roma l'anno pastorale del volontariato sanitario
“Lo spirito di chi è volontario deve essere disinteressato, senza secondi fini, improntato
sulla pura ricerca del bene della vicinanza ai fratelli che sono nel dolore”. Così
il vescovo Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale della Salute per la diocesi di
Roma, ha aperto la celebrazione eucaristica nella Basilica di San Giovanni in Laterano,
in occasione dell’apertura dell’anno pastorale del volontariato sanitario della capitale.
“Essere volontario è una grande vocazione - ha spiegato il presule - e questo ci
aiuta a comprendere che non è una scelta al di fuori di noi, un fare per gli altri;
ma un essere per gli altri e con gli altri. Pensare di trovare altrove la fonte e
la sorgente del nostro amore verso i fratelli sofferenti, significa entrare, anche
involontariamente, nel mondo dell’utilità e dell’efficienza”. E il vescovo ha invitato
i volontari ad accogliere la sofferenza con rispetto e delicatezza, di non lasciarsi
solo travolgere dalle organizzazioni e dall’efficienza, se pur utili nella cura, ma
senza perdere mai di vista il primo obiettivo del servizio al prossimo, cioè “l’amore
passionale di Dio per ogni uomo. Essere misericordiosi vuol dire dimenticare ogni
interesse per aiutare il fratello”. Il presule ha ricordato l’esempio della beata
Madre Teresa di Calcutta che spesso soleva ripetere che dove c’è il fratello che soffre
in realtà c’è il Signore che aspetta di essere curato: “Tutto ciò che fai, lo stai
facendo a me”. E alla celebrazione, erano presenti numerose associazioni di volontariato.
«Stare con i malati – ha spiegato una volontaria dell’Unitalsi -mi ha dato tanto,
perché ho trovato nella loro sofferenza il volto di Gesù. E aver provato questa sensazione
mi aiuta a portare meglio la mia croce nelle incombenze di tutti i giorni».