2012-10-30 16:11:09

"L'usura, il Bot delle mafie". Libera presenta in un Rapporto gli affari delle cosche


“Usura, il Bot delle mafie. Fotografia di un paese strozzato”. E’ il dossier presentato oggi a Roma da Libera sui clan che fanno affari con usura di mafia. In tempo di crisi, spiega il Rapporto, c’è chi da tempo ha capito come fare tanti soldi con i soldi. Servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

I 55 clan criminali sparsi in tutta Italia prosperano sempre più con l’usura mafiosa. Camorra, mafia, ‘ndrangheta, sono impegnate in questo florido business, molto florido, e anche delocalizzato: è sufficiente guardare i tassi di interesse applicati sui prestiti e che variano da regione a regione, da città a città. Se a Roma si arriva anche a tassi pari al 1500% annui, a Milano si scende al 150%. Stessa altalena nelle province, nel nordest padovano i clan chiedono fino al 180% annuo, ad Aprila, nel basso Lazio, si è raggiunto il record con il 1075% di tasso annuo. Il dossier ci dice che se l’usura delle mafie si mostra stabile nelle metropoli, così non è nelle province, dove penetra sempre più velocemente. E questo a causa soprattutto della crisi economica e di un sistema bancario che non sostiene gli imprenditori. don Luigi Ciotti, presidente di Libera:

“Bisogna che si sblocchi questo problema con le banche, riguardo a quelle imprese che sono solide, ma senza liquidi, e che rischiano di andare verso il fallimento, perché non hanno accesso al credito con le banche. E’ il sistema bancario che deve essere ridefinito. Lo stesso avviene da parte dell’ente pubblico. Il pubblico non paga nei termini dovuti, rinvia. Bisogna allora che da una parte il sistema bancario e dall’altra l’ente pubblico trovino modalità efficaci per andare incontro a chi sta onestamente lavorando e che può concretamente dare risposte positive. Le mafie intercettano un segmento di sofferenza, di fatica, di disperazione, hanno denaro liquido e lo offrono a tassi altissimi, se non ce la fai a pagare si impadroniscono della tua azienda, usando la faccia pulita dell’imprenditore”.

Il silenzio che circonda l’usura mafiosa è forte e la vittima cade preda di una particolare forma di schiavitù. Il dossier elenca le minacce, le promesse di morte, quello che definisce “il galateo dell’usurario mafioso”. L’usura uccide l’economia e le persone, ne sono evidente prova anche i tanti suicidi che si sono susseguiti negli ultimi mesi:

“Abbiamo incontrato persone con situazioni di sofferenza immensa: donne ricattate con prestazioni sessuali, persone che sono state invitate dall’organizzazione mafiosa a diventare a loro volta reclutatori di nuovi clienti, persone imprigionate magari per due giorni e minacciate se non pagavano. Abbiamo trovato gente davvero disperata. C’è molto silenzio in questo mondo, c’è molto timore di parlare, anche perché l’interlocutore dall’altra parte è la mafia”.

Le piccole e medie imprese rischiano sempre più di cadere in mani mafiose, complice anche la collusione di professionisti senza scrupoli. Di qui, l’appello a tutti, soprattutto alla politica, a fare la sua parte. “Al di là degli slogan – denuncia don Ciotti – non si è vista una vera lotta alla corruzione, alle mafie, all'usura''. Uno sguardo poi al voto in Sicilia, una vera rivoluzione che ha portato alla vittoria il candidato del Pd e dell’Udc, Rosario Crocetta, nuovo presidente della regione siciliana:

“E’ una cosa che mi ha fatto piacere, non a caso eravamo andati a Gela per sostenerlo quando era sindaco. Ben venga, perché ha bisogno di essere aiutato, sostenuto. E’ uno che non le manda certamente a dire, ma non basta. In Sicilia quello che m’inquieta è toccare con mano che un cittadino su due non è andato a votare. C’è una sfiducia nella politica dell’attuale momento. Da una parte, troviamo bravi uomini e donne, seriamente impegnati in politica, nel contrasto alla criminalità, alle mafie, alle varie forme d’illegalità. Però, c’è anche gran parte del Paese che è alla finestra a guardare o che non fa quello che dovrebbe. Anche noi come cittadini abbiamo la responsabilità di fare la nostra parte. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi, perché il quadro che ci circonda ci pone domande, interrogativi. E la domanda che io continuo a pormi è: come mai da 400 anni noi parliamo di camorra, da 200 anni parliamo di Cosa Nostra e da oltre 100 anni parliamo di ‘ndrangheta? Dobbiamo chiederci come mai”.

Qualcosa non funziona, ha concluso don Ciotti, quando si vedono leggi che escono mortificate da mediazioni verso il basso e compromessi, nonostante la volontà iniziale. La presentazione del Rapporto è stata anche l’occasione per lanciare la Fondazione Antiusura “Interese Uomo”, che finora ha operato sul territorio della provincia di Potenza e che ora amplia il proprio impegno a livello nazionale.







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