India: per leader protestante a rischio la vita dei cristiani in Karnataka
"La vita dei cristiani del Karnataka è a rischio": così Sajan George, presidente del
Global Council of Indian Christians (Gcic), commenta all'agenzia AsiaNews tre nuovi
incidenti causati da ultranazionalisti indù nello Stato indiano. Due attacchi sono
avvenuti nel distretto dell'Hassan, a cinque giorni di distanza; il terzo nel distretto
di Davanagere. Sebbene si tratti di casi diversi tra loro, in comune hanno le vittime
- tutte comunità pentecostali - e l'inefficienza della polizia. In due incidenti,
le violenze dei radicali indù sono state tali da costringere al ricovero in ospedale
alcuni cristiani, per la gravità delle ferite riportate. L'ultimo attacco in ordine
di tempo è avvenuto il 27 ottobre scorso nel distretto di Davanagere. Al termine di
un programma spirituale di tre giorni, circa 200 radicali indù della Rashtriya Swayamsevak
Sangh (Rss) hanno fatto irruzione nella Divine Healing Medicine Church. Secondo gli
attivisti indù, i cristiani stavano disturbando la quiete pubblica e praticando conversioni
forzate. Intanto, sei agenti di polizia (su segnalazione della Rss) sono arrivati
sul posto e hanno iniziato a interrogare il rev. Rajashekhar e i fedeli. Incuranti
delle forze dell'ordine, i radicali indù hanno iniziato a colpire i cristiani con
bastoni e pietre, ferendo 15 persone. Cinque di loro - incluse due donne - sono state
ricoverate al Chigateri Goverment Hospital. Questa chiesa pentecostale è nata nel
1997 e conta circa 1000 fedeli. Durante i pogrom del 2008, essa è stata vittima di
attacchi da parte di ultranazionalisti indù. Un giorno prima, nel distretto di Hassan,
cinque fedeli della Calvary Prarthana Mandira di Javagal sono stati picchiati e feriti
da un gruppo di fondamentalisti indù. Gli aggressori accusavano la piccola comunità
- con la sua fede in Cristo - di violare le tradizioni del villaggio, dove tutti gli
abitanti sono indù e pagano un tributo al tempio. Di fronte al rifiuto dei cristiani
di convertirsi all'induismo, è scattata la violenza. Le vittime - Venkatesh, Girish,
Annaiah, Somu e Kanakamma - sono state ricoverate d'urgenza al Chikmagalur Government
Hospital. Nello stesso distretto, il 21 ottobre scorso a Kushalnagar due radicali
indù si sono introdotti nella Indian Pentecostal Church del rev. Abraham Koshy, accusandolo
di praticare conversioni forzate e schiaffeggiandolo. Prima di andarsene, gli uomini
lo hanno minacciato di tornare con altre persone, se non avesse interrotto di condurre
servizi di preghiera. Appena se ne sono andati, il rev. Abraham si è recato dalla
polizia locale per sporgere denuncia. Il vice commissario gli ha assicurato protezione.
Secondo il presidente del Gcic, questi incidenti sono "una vergogna" per le credenziali
laiche dell'India. "Lo Stato - sottolinea - sta fallendo nelle sue responsabilità
di proteggere la minoranza cristiana, ed è imbarazzante che quest'intolleranza crescente
avvenga con il tacito assenso delle autorità. Dove governa il Bharatiya Janata Party
(Bjp, il partito ultranazionalista indù), i cristiani sono cittadini di seconda classe".
Tuttavia, aggiunge, "per noi cristiani quanto accade deve chiamarci a rinnovare e
dare nuova vita alla nostra fede, come incoraggia a fare Benedetto XVI per questo
Anno della Fede". (R.P.)