India: il governo blocca l’Ong cattolica “Cordaid”
Il governo indiano “sta usando la clava con la società civile”. È quanto dice all’agenzia
Fides John Dayal, laico cattolico, intellettuale e saggista, responsabile della “All
India Catholic Union” e collaboratore della Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi
indiani. Dopo aver già revocato 4.300 licenze per altrettante Organizzazioni non governative
(Ong), il governo federale dell’India prende di mira organizzazioni di Paesi europei
e degli Usa. Il governo, nota Dayal, “sembra voler soffocare le voci critiche della
società civile, che si alzano su questioni come la tortura, la libertà religiosa,
la pena di morte, le esercitazioni militari nel Nordest del Paese”. L’arma preferita
usata dal governo è “la minaccia di annullare la licenza che consente alle Ong, in
particolare ai gruppi religiosi di tutte le fedi, di portare avanti i loro progetti,
grazie agli aiuti finanziari esteri”. I destinatari principali di donazioni e progetti
di sviluppo gestiti da Chiese, gruppi cattolici e protestanti, associazioni e Ong,
sono in larga misura le comunità povere ed emarginate, i tribali ed i dalit. Le Ong
dipendono da fondi esteri per svolgere la loro attività umanitarie e di cooperazione,
per la maggior parte nei settori dell’istruzione e della sanità. Ora, informa Dayal,
il governo dell'Unione ha emesso ordinanze che “di fatto impediscono il finanziamento
da alcune agenzie europee e statunitensi”. Ai gruppi indiani è stato detto che devono
ottenere una preventiva autorizzazione da parte del Ministero degli Interni, il che
complica e ritarda notevolmente le procedure. Fra gli enti “bloccati” vi è “Cordaid”,
ente cattolico olandese, reo di aver dato fondi ad alcune Ong indiane che chiedono
l'abrogazione della “Legge sui poteri speciali alle Forze armate”, responsabili di
violazioni dei diritti umani in Kashmir e nel Nordest dell’India. “Cordaid” ha anche
finanziato la campagna contro la corruzione guidata dall’attivista sociale Anna Hazare.
Questo provvedimento ha creato il panico tra le Ong, che rischiano il fallimento:
fra queste, le Ong che operano per la riabilitazione delle vittime e dei profughi,
dopo la violenza anticristiana in Orissa. Il governo indiano giustifica tali atti
in nome della trasparenza e della “sicurezza nazionale”. Ma, secondo gli esperti “non
vi sono reali timori in materia di criminalità o di infiltrazioni terroristiche”.
Il provvedimento, conclude Dayal a Fides, è invece una forma di pressione sulle organizzazioni
della società civile, d’altro canto “un cedimento alla destra indù che accusa l'Occidente
di finanziare le conversioni al cristianesimo”. Fra le oltre due milioni di Ong esistenti
in India, quelle registrate a livello federale sono 38.436. Fra queste, 21.508 ricevono
contributi dall’estero. (R.P.)