Dossier Caritas-Migrantes: i migranti non sono numeri
Franco Pittau, coordinatore del Dossier immigrazione Caritas-Migrantes I migranti,
come ci ha insegnato il Papa, non sono numeri e su tutto prevale la dignità personale.
Ma la loro presenza si compone di grandi numeri. A quanti si chiedono perché,
in un paese con oltre 2 milioni e mezzo di disoccupati, ci sia bisogno degli immigrati,
bisogna ricordare la loro indispensabile funzione di supporto al sistema economico-produttivo
per la giovane età, la mancanza di riluttanza nell’inserirsi in settori dai quali
gli italiani rifuggono o nello svolgere mansioni non corrispondenti al loro livello
di formazione, come anche per la maggiore disponibilità a spostarsi territorialmente
per cui, senza togliere opportunità agli italiani, rimediano alle carenze del mercato
del lavoro. Dal Dossier statistico 2012 si ricava che, nonostante la crisi,
è aumentato il numero degli immigrati occupati, stimati attorno a 2,5 milioni nel
2011, un decimo di tutti gli occupati. Purtroppo, è aumentato anche il numero dei
disoccupati immigrati (310mila, di cui circa un terzo comunitari) e, naturalmente,
il loro tasso di disoccupazione (12,1%, quattro punti più in più rispetto alla media
degli italiani). Nonostante ciò gli immigrati hanno un’incidenza dell’80% tra
i collaboratori familiari, sono circa il 50% tra i calciatori della Serie A (e superano
tale livello nell’Udinese e nell’Inter, una squadra dove si parlano ben 13 lingue)
e raggiungono il 40% tra i marittimi. Anche nei comparti nei quali l’incidenza rientra
nella media la loro presenza è determinante, come tra gli infermieri (circa 40mila
su 400mila) o tra gli stagionali in agricoltura, nelle cooperative di pulizia o di
trasporto merci. Gli imprenditori stranieri sono 249.464, aumentati anche nel 2011
(21mila aziende in più) così come è avvenuto negli anni precedenti. (A cura di
Fabio Colagrande)