Giornata del Migrante. Il Papa: aprite la speranza, non chiudete le frontiere
“Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza”: è il tema del Messaggio del Papa
per la 99.ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, pubblicato ieri. Nel
documento, il Papa sottolinea che, pur nell’attuale contesto di crisi economica, vanno
sempre rispettati i diritti fondamentali della persona migrante. Esorta dunque gli
Stati a non chiudere ermeticamente le frontiere, ma piuttosto a risolvere alla radice
la piaga del traffico e dello sfruttamento delle persone. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
“Fede e speranza”
riempiono spesso “il bagaglio di coloro che emigrano”, un binomio che non va mortificato.
E’ quanto scrive il Papa nel suo Messaggio per la prossima Giornata del Migrante,
che verrà celebrata il 13 gennaio del 2013. Il Pontefice si sofferma dunque sul contributo
che i migranti possono dare tanto alla società quanto alla vita ecclesiale dei Paesi
in cui arrivano. Per questo, avverte, se ogni Stato “ha il diritto di regolare i flussi
migratori” in vista del bene comune, va sempre assicurato “il rispetto della dignità
di ogni persona umana”. Il diritto a emigrare, ribadisce infatti citando la Gaudium
et Spes, è “iscritto tra i diritti umani fondamentali”. Del resto, afferma che,
oltre al diritto di emigrare, va salvaguardato il diritto a non emigrare. Oggi, infatti
– si legge nel Messaggio – molte migrazioni “sono conseguenza di precarietà economica,
di mancanza dei beni essenziali, di calamità naturali, di guerre e disordini sociali”.
Purtroppo, annota il Papa, invece di un pellegrinaggio di speranza, il migrare diviene
così un “calvario per la sopravvivenza” dove specie i più deboli sono privati dei
loro diritti più fondamentali.
A tal proposito, prosegue, non si può dimenticare
la questione dell’immigrazione irregolare, specie quando si configura come “traffico
e sfruttamento di persone” soprattutto donne e bambini. Tali misfatti, scrive, vanno
“decisamente condannati e puniti”. E tuttavia, soggiunge, non si può ridurre la “gestione
regolata dei flussi migratori” alla “chiusura ermetica delle frontiere” e “all’inasprimento
delle sanzioni contro gli irregolari”. Il Papa auspica dunque degli interventi organici
per lo sviluppo dei Paesi di partenza e in particolare “maggiore disponibilità a considerare
i singoli casi che richiedono interventi di protezione umanitaria oltre che di asilo
politico”. In tutto ciò, è la sua esortazione, “è importante rafforzare e sviluppare
i rapporti di intesa e di cooperazione tra realtà ecclesiali e istituzionali”.
La
Chiesa, ammonisce, è chiamata nei confronti dei migranti “ad evitare il rischio dell’assistenzialismo,
per favorire l’autentica integrazione” una società “dove tutti siano membri attivi
e responsabili ciascuno del benessere dell’altro” con “pieno diritto di cittadinanza
e partecipazione ai medesimi diritti e doveri”. D’altro canto, osserva, la Chiesa
“non trascura di evidenziare gli aspetti positivi” e le potenzialità di cui le migrazioni
sono portatrici quando si favorisce un inserimento integrale. Migranti e rifugiati,
afferma il Papa, possono contribuire al benessere dei Paesi di arrivo con le loro
competenze. E possono arricchirli anche “con la loro testimonianza di fede, che dona
impulso alle comunità di antica tradizione cristiana”.