Mons. Paglia a Bratislava: il Vangelo della vita diventi proposta comprensibile e
forte
Bioetica, demografia, valori morali: sono alcuni dei temi al centro della conferenza
internazionale “Cultura della vita: cultura per la vita”, in corso a Bratislava, a
venti anni dalla seconda Conferenza mondiale sulla vita, che si svolse sempre nella
capitale slovacca. Tra i relatori: il segretario del Pontificio Consiglio per gli
Operatori Sanitari, mons. Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu, e il presidente del
Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. VincenzoPaglia, intervistato
da FrancescaSabatinelli:
R. - Quello
che, secondo me, è di grande interesse è che si sottolinea sempre più l’urgenza di
una cultura nella vita che sia legata a tutto l’arco dell’esistenza, dal concepimento
sino alla sua fine naturale, e anche ad una vita buona lungo il corso degli anni.
C’è, quindi, una visione davvero di Vangelo, di una vita bella e buona per tutti e
sempre, in ogni Paese. Credo che questo lo si debba molto anche alle riflessioni del
magistero di Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto XVI. Ovviamente la responsabilità
di noi cristiani è quella di essere consapevoli che il Vangelo della vita deve diventare
cultura della vita, ossia proposta comprensibile, forte, capace di fermentare, di
cambiare quella pseudocultura di morte che, purtroppo, continua a produrre danni inenarrabili
in tutta la società.
D. – Uno degli obiettivi di questa conferenza era anche
documentare i progressi dal punto di vista scientifico e bioetico. Che cosa si è sottolineato?
R.
– Ad esempio un aspetto: quello di una ricerca scientifica che, seguendo le linee
della morale, può portare frutti straordinari. Io stesso ho portato il piccolo e straordinario
esempio del Centro di ricerca delle cellule staminali adulte a Terni, dove, tra i
primi nel mondo, è iniziata la sperimentazione sui malati di Sla. Un traguardo che
certamente toglie spazio ad un dibattito ideologico esasperato. In questo senso si
mostra sempre più che la scienza, se si lega strettamente alla via morale, ha davvero
da offrire benefici enormi.
D. – Qual è stato il contributo a questo appuntamento
del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e quindi il suo contributo mons. Paglia?
R.
– Io ho voluto centrare il tema sull’apporto fondamentale della famiglia per l’edificazione
della società. Di fronte all’individualismo esasperato, che continua a penetrare la
mente di tanti, la famiglia è quel primo nucleo di noi, che è la base e della società
e della stessa Chiesa. E’ sorprendente quanto è emerso nel corso, per esempio, dei
lavori sinodali. Sono stati quasi 90 gli interventi dei padri sinodali sulla famiglia,
a prova di quanto questo tema debba tornare al centro della politica, dell’economia,
della cultura, della stessa riflessione sul futuro della società.
D. – La necessità
di recuperare la centralità della famiglia è stato il punto fondamentale del Festival
della famiglia, in questi giorni a Riva del Garda. Un importante segnale in questa
direzione che arriva anche a livello istituzionale...
R. – Certo, non c’è dubbio,
è un gesto davvero di buon governo. Riproporre nel cuore stesso della politica questo
tema, spesso dimenticato, dimostra grande saggezza. Incontri di questa natura sono
importanti per l’Italia, ma sono anche emblematici per gli altri Paesi. Io mi auguro
che l’Europa, nel suo complesso, ma anche nei singoli Stati, imiti o guardi con attenzione
eventi di questo genere, che sono una pietra importante per il domani del mondo.