Una mostra a Milano ricorda l’Editto di Costantino, 1700 anni dopo
“Costantino 313 d.C.”: è il titolo della mostra voluta a 1700 anni dall’emanazione
dell’Editto dell’imperatore romano. L’esposizione sarà ospitata da oggi al Palazzo
Reale di Milano fino al 17 marzo 2013 e sarà poi a Roma dal 27 marzo al 15 settembre
2013, nelle sedi del Colosseo e della Curia Iulia. L'iniziativa è promossa e prodotta
dal Comune di Milano e dalla casa editrice "Electa", sotto l'Alto Patronato del Presidente
della Repubblica Italiana e della segreteria di Stato del Vaticano. Curatrice della
mostra, insieme con Paolo Biscottini, è Gemma Sena Chiesa. Fausta Speranza
l’ha intervistata:
R. – Tra i
reperti in mostra attira l’attenzione un bellissimo ritratto del protagonista di questa
esposizione, Costantino: un ritratto bronzeo, molto interessante anche perché proviene
dalla Serbia, da un piccolo museo serbo. E’ stato trovato in una cittadina lungo il
Danubio, dove Costantino era nato. Proprio in quella città, evidentemente, si è voluto
quindi fare un ritratto per onorare il figlio illustre, diventato imperatore. Un altro
pezzo interessante è una grande brocca d’argento, di dimensioni colossali, che si
è salvata dal naufragio dell’antichità, perché è stata infatti ritrovata in mare dove
era finita per un naufragio. E’ un pezzo straordinario, lavorato con una serie di
medaglioni – sono 300 piccoli medaglioni – che ornano tutto questo pezzo strepitoso.
Un’altra testimonianza che viene raccolta dagli spettatori con grande interesse è
la statua che rappresenta la santa madre di Costantino, Elena, nelle sue fattezze
di imperatrice. E’ una posa molto regale, ma anche di abbandono e di quiete, come
poteva forse venirle dalla forte fede religiosa.
D. – Professoressa, ci sono
dei riferimenti precisi all’Editto di Costantino?
R. – Tutta la mostra è un
richiamo a questi temi che ci vengono dall’Editto di Costantino. Attraverso i reperti
si testimonia molto bene la diffusione immediata del segno del cristianesimo, come
lo aveva simboleggiato Costantino sui suoi segni imperiali: il cosiddetto “crismon”,
formato dalle due iniziali greche del nome di Cristo intrecciate. Questo segno si
diffonde in pochi anni in tutto l’Impero e in tutti gli oggetti, sugli anelli, le
suppellettili, le tombe… Quindi una grande evidenza del cristianesimo finalmente liberato
ed uscito dalle catacombe. Allo stesso tempo, nella mostra sono rappresentate anche
altre divinità che contemporaneamente venivano ancora onorate e addirittura anche
testimonianze di magia, amuleti magici che in quel momento erano molto, molto diffusi.
Una libertà religiosa, quindi, che anche le cose testimoniano. Dunque l’Editto di
Costantino è per noi un testo fondamentale, perché proclama la libertà del cristianesimo
e la libertà di tutte le religioni. Una testimonianza, quindi, estremamente moderna,
di un sentimento moderno che oggi noi riteniamo fondamentale: la disponibilità all’incontro
con gli altri, con il "diverso" e la tolleranza verso tutti. In mostra abbiamo riportato
proprio il pezzo dell’Editto di Costantino che, con parole solenni ed importanti,
dà a tutti la libertà di professare liberamente quello in cui credono.