2012-10-25 13:39:03

Europa al lavoro per salvare la Grecia, smentito l'accordo con la troika


Con la Troika (Ue, Bce e Fmi) non è stato ancora raggiunto un accordo, ne' su nuovi aiuti ne' sulla eventuale proroga per ripianare il deficit di bilancio. Questa una tra le indiscrezioni trapelate nelle ultime ore sulla Grecia che smentisce l’annuncio positivo dato ieri da Atene, riguardo ai negoziati in corso. Su questa situazione così complessa, Salvatore Sabatino ha intervistato l’economista Giovanni Marseguerra:RealAudioMP3

R. – La situazione che si è creata in Grecia è molto complicata sia nel breve sia nel lungo periodo. In questo momento, la troika sta contrattando con il governo greco una serie di misure, per ottenere questa ulteriore tranche di aiuti. D’altro canto, qualunque accordo il governo greco raggiunga con la troika, dovrà poi essere approvato dal parlamento greco e, in questo momento, la coalizione che sostiene il governo ellenico è tutt’altro che unita, anche perché la materia del contendere è la riforma del lavoro, che ha quindi dei risvolti sociali particolarmente marcati. Quindi, la questione è piuttosto complicata e l’annuncio di ieri mi è sembrato abbastanza prematuro.

D. – Su una cosa non ci sono dubbi: Atene continua a essere l’anello debole dell’Europa. E l’Europa, dopo un lungo periodo in cui pensava concretamente di far uscire la Grecia dall’Eurozona, ora ha capito che sarebbe un danno veramente per tutti. Insomma, un cambiamento di rotta netto...

R. – La Grecia certamente è in gravi difficoltà. Sembra che i soldi nelle casse dello Stato greco siano sufficienti ad arrivare solo a metà novembre. L’aiuto dovrà avvenire. D’altro canto, si vede anche come la situazione sociale in Grecia sia esasperata, quindi l’Europa si trova nella difficile situazione di voler salvare la Grecia i principi che stanno ispirando la politica economica comunitaria. Però, nel contempo, si trova a dover fronteggiare la situazione esplosiva del Paese, che potrebbe diventarlo ulteriormente se venisse varata una manovra così rigida e così penalizzante. Forse, è arrivato il momento di ripensare la politica economica europea e convincersi che la sola austerità non ci porta fuori dalla crisi. E i dati mi sembra stiano dimostrando che il debito a livello dell’Eurozona – lo diceva l’Eurostat proprio qualche giorno fa – continua a salire.

D. – A confermare questi dati, anche quelli concernenti la Germania, che è considerata la "locomotiva" d’Europa, eppure sembra perdere i primi colpi. I dati di crescita, anche in questo Paese, non vanno molto bene e sta succedendo quello che si temeva...

R. – Era inevitabile che anche la stessa Germania risentisse della crisi dell’Eurozona. L’Eurozona e la Ue, in generale, sono un importante mercato di sbocco per i prodotti tedeschi e dunque era impensabile che la Germania non venisse colpita dalla situazione di crisi di tutti questi Paesi. La Germania deve avere a questo punto la lungimiranza di capire che è solo rimanendo coesi e lavorando assieme senza spiriti di rivalsa che l’Europa può uscire da questa situazione.

D. – Allargando la prospettiva a tutta la situazione europea, si ha l’impressione che sia un momento di attesa generale. Tutto è in divenire, eppure la crisi continua a fendere i suoi colpi. Questo "attendismo" può avere a che fare, in qualche modo, con le elezioni americane che sono alle porte?

R. – Certamente, il risultato delle elezioni americane avrà influsso su quanto avverrà nei prossimi mesi. La Federal Reserve ha un presidente, Ben Bernanke, che scade nel gennaio 2014. Ora, Romney ha già detto che non è d’accordo con la politica della Fed degli ultimi anni e, dunque, se dovesse diventare lui presidente lo sostituirebbe, al fine di avere una politica meno espansiva. Se dovesse restare presidente Obama, non è neanche detto che lo stesso Ben Bernanke resti alla guida della Fed nell’ultimo anno del suo mandato, perché potrebbe dimettersi lui stesso. Quindi, certamente, c’è una situazione di attesa. Bisogna, però, cominciare a pensare che l’Europa debba risolvere i suoi problemi da sola, trovare al suo interno la forza e la coesione politica per affrontare in maniera incisiva le difficoltà. Purtroppo, non ci si rende conto che la globalizzazione ci obbliga ad uno sforzo di solidarietà più marcato: un salto di qualità che l’Europa in questo momento fa fatica a fare.








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