Roma. Alla veglia missionaria, il cardinale Vallini invia due famiglie in Cina e Sudafrica
“Essere missionari non è un impegno solo di alcuni generosi uomini e donne, ma deve
essere di tutti, perché si è cristiani veri solo se si è testimoni.” Con queste parole,
martedì sera a Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il cardinale vicario,
Agostino Vallini, ha aperto la veglia missionaria. Durante la liturgia, è stato consegnato
il mandato missionario a tre religiose dirette in Camerun e a Timor est, a un sacerdote
che andrà in Iraq e a due famiglie che partiranno per la Cina e per il Sudafrica.
Il servizio di Marina Tomarro:
“Annunziare
il Vangelo a tutti, con coraggio, fino al rischio della vita. San Paolo ci ha ricordato
che siamo “vasi di creta”, ma fidando della grazia di Gesù Risorto, possediamo un
tesoro di straordinaria potenza, che ci permette di trasmettere la Parola che salva.”
Così, ieri sera, il cardinale vicario, Agostino Vallini, ha salutato i nuovi missionari
che ieri sera hanno ricevuto il mandato. “Siamo felici che voi - ha continuato il
porporato - ascoltando la voce del Signore, con coraggio e fiducia partiate per diventare
annunciatori della buona novella. Siate benedetti. E sentitevi accompagnati dal nostro
affetto e dalla nostra preghiera”. Tra loro, anche due giovani sposi Marco e
Marta in partenza per il Sud Africa:
R. - Non vogliamo andare là con tanti
progetti, ma veramente giorno per giorno seguire Gesù Cristo e dire questo "sì" tutti
i giorni. La missione inizia già vedendo una famiglia che è disposta a lasciare tutto
e questo pone un interrogativo alle persone. Già dare questa testimonianza è tanto
ed è sicuramente importante.
D. – Qual è la cosa più difficile da lasciare
qui in Italia?
R. – Umanamente tutto è difficile: il lavoro, la famiglia, gli
affetti, gli amici… Ma diventa tutto leggero se si pensa che si sta facendo tutto
questo per il Cielo. Se portiamo Cristo, Lui riempirà tutti i vuoti che umanamente
si possono creare partendo, con la certezza che andiamo pieni di gioia.
Alla
celebrazione era presente anche l’arcivescovo di Abuja, mons. John Olorunfemi Onaiyekan,
prossimo nuovo cardinale, che ha raccontato la convivenza non sempre facile tra musulmani
e cattolici nel suo Paese. Ascoltiamo la sua testimonianza:
R. - Se io vivo
la mia vita cristiana, faccio amicizia con loro, cerchiamo di trovare tra i valori
cristiani anche nelle cose che abbiamo in comune, come per esempio l’amore di Dio,
l’importanza della preghiera, del sacrificio, l’onestà nella vita. Quando cominciamo
a parlare in questo senso - non solo a parlare ma ad agire in questo senso - ci prendiamo
per mano con i musulmani e lavoriamo insieme per il Regno di Dio. Secondo me, anche
questa è evangelizzazione autentica.
D. – Perché, secondo lei, sono avvenuti
questi terribili attentati in Nigeria?
R. – Perché prima c’è il mistero del
male. Poi, in tutta la storia dell’uomo ci sono sempre stati pazzi che uccidono con
convinzione. Soltanto che, in questi casi, dicono di farlo nel nome di Dio, il che
è terribile.
D. – Ha notato se i cristiani hanno paura adesso ad andare in
Chiesa?
R. – Il cristiano non deve aspettare che la vita sia comoda per praticare
la fede. La nostra fede cristiana non è cominciata come un affare di comodità e anche
quando ci sono contraddizioni e opposizioni questo è normale. Infatti, il Vangelo
ci ha detto: quando ci portano davanti al tribunale quella sarebbe l’occasione di
testimoniare il Vangelo. Non può essere sempre comodo.