Myanmar: mille case incendiate, resta alta la tensione fra birmani e Rohingya
Resta alta la tensione nello Stato di Rakhine, teatro di nuove violenze negli ultimi
giorni fra la maggioranza buddista birmana e la minoranza musulmana Rohingya. Secondo
gli ultimi dati forniti dalle autorità sarebbero oltre 600 le case incendiate negli
scontri, anche se fonti non ufficiali parlano di oltre mille abitazioni date alle
fiamme in almeno otto diversi villaggi. Resta confermato, di contro, il numero delle
vittime: i morti sarebbero tre, di cui due donne musulmane appartenenti alla minoranza
etnica e un birmano locale. Nella zona i funzionari di governo hanno imposto il coprifuoco
dal tramonto all'alba; a dispetto dei proclami che parlano di una situazione di "relativa
calma", il clima resta teso e vi è il rischio concreto di gravi incidenti fra le due
fazioni, come avvenuto nei mesi scorsi. Fonti ufficiali riprese dall'agenzia AsiaNews
parlano di "660 case bruciate" negli ultimi tre giorni, ma "non si sa quante appartengono
ai Rakhine e quante ai Bengali". Tuttavia, in un articoli pubblicato dal giornale
ufficiale New Light of Myanmar emerge che sono "1.039 sparse in otto villaggi" le
abitazioni distrutte dal fuoco. Il fronte dello scontro continua ad allargarsi, con
l'Oic (Organizzazione della Cooperazione Islamica) che vuole aprire una sede nello
Stato di Rakhine per sostenere la minoranza musulmana, mentre i monaci buddisti scendono
in piazza chiedendo la cacciata dei Rohinga dalla terra birmana. Negli ultimi giorni
il presidente Thein Sein ha provato a giocare la carta della mediazione, sottolineando
che la nazione "non ha scelta" se non quella di "accogliere gli aiuti" per la minoranza
musulmana, altrimenti dovrà subire sanzioni dalla comunità internazionale. Egli ha
inoltre aggiunto che fra le "soluzioni di lungo periodo" vi sono "istruzione e lavoro",
i soli fattori che potranno portare "pace e armonia". A giugno la Corte distrettuale
di Kyaukphyu, nello Stato di Rakhine ha condannato a morte tre musulmani, ritenuti
responsabili dello stupro e dell'uccisione a fine maggio di Thida Htwe, giovane buddista
Arakanese (Rakhine). Questa l'origine dei violenti scontri interconfessionali fra
musulmani e buddisti. Nei giorni seguenti, una folla inferocita ha accusato alcuni
musulmani uccidendone 10, del tutto estranei al fatto di sangue. La spirale di odio
ha causato la morte di altre 29 persone, di cui 16 musulmani e 13 buddisti. Secondo
le fonti ufficiali sono andate in fiamme almeno 2600 abitazioni, mentre centinaia
i profughi Rohingya hanno cercato rifugio all'estero. (R.P.)