2012-10-24 16:10:13

In Kuwait il popolo scende in piazza e chiede riforme


In Kuwait, si respira aria di "primavera araba". Nei giorni scorsi, decine di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro le modifiche alla legge elettorale. Almeno un centinaio di manifestanti sono rimasti feriti negli scontri con la polizia. L’opposizione, inoltre, è insorta per la convocazione delle elezioni legislative, seguita alla decisione dell’Emiro di sciogliere anticipatamente il parlamento. E’ l’ennesimo scontro tra il governo, in mano alla dinastia regnante, e il parlamento, dominato soprattutto dall’opposizione composta dai partiti islamici. Francesca Sabatinelli ha intervistato Younis Tawfik, giornalista e scrittore iracheno, docente di Lingua e letteratura araba all’Università di Genova:RealAudioMP3

R. – Oggi, il popolo del Kuwait si trova tra l’incudine e il martello: da una parte, c’è la famiglia reale, che ha in mano tutto nel Paese, e dall’altra ci sono gli estremisti islamici. La discesa in piazza del popolo del Kuwait vuol dire che c’è un accumulo di abusi fatti sia da parte del governo che del Parlamento.

D. – Ma l’opposizione in Kuwait è composta esclusivamente dall’estremismo islamico?

R. – Possiamo dire di sì, perché è abbastanza radicato, abbastanza forte ed anche abbastanza consistente. C’è un’ala moderata e poi ci sono i laici. Il problema, però, è che anche la Costituzione non aiuta, per cui ci sono abusi.

D. – L’emiro al-Sabah è riuscito sempre in questi anni a tenere saldo il potere nelle sue mani, nelle mani della sua famiglia. Riuscirà ancora o ci sono le premesse perché in Kuwait ci sia un completo stravolgimento dell’assetto di potere?

R. – In tutti i Paesi arabi ci sono dei tumulti sotterranei. Il momento della dittatura, del super-governo o degli abusi ormai non regge più nemmeno nei Paesi stessi della "primavera araba": non è mica finita in Egitto, in Tunisia e nemmeno in Libia, come vediamo. Quindi, è un riassestamento che sconvolgerà tutti e penso che anche l’Emiro del Kuwait, se non corre ai ripari, dovrà affrontare qualche sconvolgimento. Anzitutto, bisogna rivedere la Costituzione, bisogna rivedere la legge elettorale e anche il super potere che ha in mano l’emiro. Devono essere fatte una serie di riforme immediatamente, nel Paese. Oggi come oggi, la gente chiede una sorta di monarchia costituzionale. Non si possono avere monarchie assolute, decisionali, che hanno in mano la facoltà di poter intervenire addirittura nello scioglimento del parlamento. Dov’è che il governo scioglie il parlamento? In Kuwait è stato così.

D. – C’è il rischio che questi cambiamenti in atto portino in Kuwait ad un’ascesa del fondamentalismo?

R. – Questo è inevitabile, anche perché, dopo questo terremoto che ha buttato giù dittature fra le più radicate e più atroci, ovviamente la piazza risponde nella scelta dell’estremo. Questo, però, non durerà. Non dobbiamo aver paura dell’ascesa dell’estremismo islamico al potere, perché la gente ha imparato a scendere in piazza, a protestare, a dire la sua. Ha imparato che ci deve essere un parlamento supremo e che ci deve essere una Costituzione suprema, non si accontenterà mai, come una volta, di quel poco che gli veniva dato. C’è la pretesa di andare verso il meglio. Dubito, però, che arrivino gli estremisti in Kuwait, perché c’è un’ala moderata che è la maggioranza, quella che poi, se ci sarà la possibilità di andare al governo, andrà al governo. Gli estremisti poi sono sempre stati nel parlamento del Kuwait e hanno sempre combinato guai. L’importante è che l’ala moderata, quella della stragrande maggioranza, riesca comunque a vincere. L’estremismo un giorno finirà, per cui ci vuole una riconciliazione tra laicità e fede.








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