Ilva, 'morire di cancro o di lavoro'? Usciamo dal dilemma
Le cifre sulla mortalità
e le malattie contratte dalla popolazione di Taranto e del limitrofo comune di Statte
per l'esposizione all'inquinamento industriale, aggiornate al periodo 2003-2009, sono
scioccanti: +14% di mortalità per gli uomini e +8% per le donne rispetto alla media
in Puglia. Dei dati dello studio Sentieri, presentati due giorni fa dal Ministro
per la Salute, colpiscono quelli relativi alla mortalità dei bambini, superiore del
20% rispetto a quella della Regione. Ai nostri microfoni l'arcivescovo Mons. Filippo
Santoro racconta l'incontro che lo stesso ministro Balduzzi ha voluto con parte della
cittadinanza nella parrocchia S. Francesco De Geronimo, quartiere Tamburi, il più
vicino allo stabilimento siderurgico. C'erano gli operatori sanitari, i ministri
della consolazione, i coordinatori delle aggregazioni laicali. "La gente ha posto
molte domande circa i rischi sulla salute, con crudezza ma con molto rispetto", riferisce
Mons. Santoro. "Oltre al problema salute, dobbiamo promuovere delle ipotesi realistiche
circa il nostro futuro - sottolinea ancora il vescovo - perché la situazione dal punto
di vista lavorativo qui è gravissima. Io mi trovo ogni giorno file interminabili di
persone che vengono a chiedermi un posto di lavoro. Non sanno da chi andare. Allora
è necessario che la produzione venga diminuita e che tutte le iniziative contaminanti
siano bloccate. Altrimenti proclamiamo solo buone intenzioni. Chi parla di riconversione
degli impiegati all'Ilva in settori come il turismo o la pesca o l'agricoltura non
tiene sufficientemente conto che qui è tutto contaminato. Come si fa? E' questo
il momento in cui l'azienda deve dimostrare di prendere sul serio ciò che l'AIA (Autorizzazione
Integrata Ambientale) ha fissato". E sulla scia del Sinodo per la Nuova Evangelizzazione,
Mons. Santoro aggiunge che "la Chiesa locale continuerà ad essere presente tra la
gente, esprimendo piena solidarietà ai drammi familiari e alle criticità di questo
momento di recessione". Mentre Nicola Russo, coordinatore del Comitato cittadino
per la tutela della salute e del lavoro Taranto futura, spiega
le ragioni della richiesta al sindaco di indire il referendum consultivo sulla chiusura
totale o parziale dell'Ilva, (referendum già promosso nel 2007 con la raccolta di
12mila firme, ma poi stoppato), Gianni Alioti, responsabile nazionale Ambiente Salute
Sicurezza metalmeccanici Fim Cisl, condivide la posizione del vescovo "che rompe la
contrapposizione ideologica tra ambiente e lavoro. Bisogna intervenire sul ciclo
produttivo di acciaio - precisa il sindacalista - applicando metodi che già si utilizzano
in altri impianti esteri, e che avrebbero già eliminato alla fonte l'inquinamento.
Su Taranto ci giochiamo tutti la nostra credibilità. O la sfida la si vince tutti
per il bene comune, oppure vuol dire che non c'è alcuna idea di sviluppo che possa
rappresentare un'alternativa". (di Antonella Palermo)