Dubai. Forum mondiale dell’energia: la politica contro gli interessi delle lobbies
Il futuro energetico del Pianeta ad un bivio. Se ne parla da ieri a Dubai al Forum
mondiale dell’energia. Da un lato i Paesi occidentali propensi alla riconversione
sostenibile delle politiche energetiche, a patto che i costi siano ripartiti tra tutti
gli Stati del mondo, da altro lato i Paesi in via di sviluppo che insieme ai Paesi
arabi addossano alle nazioni industrializzate le colpe del maggior inquinamento, di
cui non vogliono pagare i costi. Su tutto gli interessi delle lobbies dell’energia.
Roberta Gisotti ha intervistato a Dubai il dott. Paolo Lembo, coordinatore
delle Nazioni Unite per i Paesi del Golfo:
R. – Questo
Forum qui a Dubai, tra le sfide ha anche quella di promuovere un consenso di massima,
da queste posizioni molto disparate, tra il Nord, il Sud, l’Est e l’Ovest. Uno dei
motivi per cui questo Forum si tiene a Dubai, e non a New York, come è sempre stato
dall’inizio del World Energy Forum, è che il governo degli Emirati ha assunto un ruolo
di leadership importante, per promuovere consenso sulla necessità di affrontare politiche
e investimenti, che rendano le nostre energie più pulite.
D. – Questo Forum
è stato sottotitolato “Forum dei leader mondiali”, forse perché a questo punto si
vuole una presa d’atto di responsabilità da parte di chi poi, infine, deve prendere
delle decisioni...
R. – Certo, questo simbolicamente è molto importante, perché
qui di uomini politici ce ne sono un centinaio, tra primi ministri, capi di Stato
e re. Quindi, da questo punto di vista il Forum è stato un grande successo e loro
devono assumersi la responsabilità di guidare questo processo, che in sostanza vuol
dire anche avere la qualità di fare scelte che non sono sempre popolari e vuol dire
poi affrontare queste grandi Compagnie petrolifere che, ovviamente, ritengono di perdere
il profitto se devono riconvertirsi. Qui ci sono grandissimi interessi economici in
gioco, ci sono grandissime lobbies, che proteggono questi interessi economici. Il
Forum, dunque, intende identificare una viabilità pratica - perché non viviamo in
un mondo di sogni - che riesca a conciliare certi interessi esistenti in certi grossi
potentati economici internazionali e la necessità di non continuare a procrastinare
scelte politiche, che devono essere assunte da presidenti e primi ministri per avviare
questo processo.
D. - Quindi, una sorta di rivendicazione del primato della
politica, perché l’economia sia a servizio dei popoli, sia a servizio dell’umanità...
R.
– Certo, direi anche un primato della moralità. Continuare a cedere a tentazioni lobbistiche
porterebbe poi dei danni incalcolabili al futuro dell’umanità. C’è una nuova coscienza
che sia possibile avviare questo nuovo processo di riconversione dell’energia ed anche
di fare in modo di non appesantire troppo il budget dei Paesi in via di sviluppo,
che devono affrontare anche grossi problemi di natura economica.
D. – Scendendo
appunto nelle scelte pragmatiche, al Forum si parla di petrolio, di gas, di combustibili
fossili, di energie rinnovabili e anche di nuovo nucleare. Sarà possibile dal dibattito
prevedere quale sarà la fonte di energia prevalente?
R. – Non credo che ci
sia una risposta univoca. La mia opinione personale è che inevitabilmente andiamo
verso una riduzione profonda delle energie fossili. E’ un destino che non riusciremo
ad evadere. Ed io dico: per fortuna. Come funzionario dell’Onu, il mio obiettivo è
cercare di fare in modo che questo processo sia fatto in modo che non sia troppo violento
e che non implichi terremoti politici, che poi renderebbero il processo di sviluppo
molto più complicato. Ci sono però molte compagnie petrolifere, che stanno assumendo
una leadership importante. Convertirsi è come un modo di riguadagnare la loro futura
posizione nell’avvenire.
D. – Ci sarà un documento finale, un manifesto?
R.
– Sì, ci sarà una dichiarazione finale, che riassumerà i principi dell’accordo informale
e anche una 'roadmap', con un sistema di obiettivi, che si intende raggiungere nei
prossimi mesi. Poi bisognerà vedere, se si fallisce, cosa impedisce il raggiungimento
di questi obiettivi e quali meccanismi di risposta gli organismi internazionali, primi
tra i quali l’Onu, metteranno in piedi per fare un monitoraggio onesto, ed informare
la stampa, informare i cittadini di quello che si è ottenuto, dove si è fallito, e
quali sono i rischi che correremo, noi e le future generazioni, se non riusciremo
ad onorare le promesse che ho sentito oggi nella sala delle conferenze qui a Dubai.