Militari in Libano: momento decisivo. Sleiman riflette sull’esecutivo Miqati
Il Libano sta attraversando “un momento decisivo". Lo affermano i militari, invitando
le forze politiche ad usare moderazione. Arresti si registrano a Tripoli e Beirut
dopo i disordini di ieri, ai funerali del capo dei servizi di sicurezza. Intanto,
il presidente Michel Suleiman ha avuto un incontro con gli ambasciatori dei cinque
membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e con il rappresentante delle
Nazioni Unite nel Paese, per fare il punto sul futuro dell’esecutivo Miqati. Il servizio
di Massimiliano Menichetti:
In Libano, molti
hanno paura di ripiombare nella guerra civile del 1975. Preoccupa il fronte siriano,
gli scontri sul terreno tra sostenitori e oppositori di Assad, e le accuse al governo
Miqati di appoggiare la strategia del terrore.
Oggi, l'esercito ha fatto sapere
in un comunicato di essere impegnato nel ripristino dell'ordine, dopo le tensioni
esplose, ieri, ai funerali del capo dell'intelligence della polizia, il generale
Wissam al Hassan, ucciso venerdì scorso insieme ad altre sette persone in un attentato,
in un quartiere a maggioranza cristiana di Beirut.
I militari parlano di “momento
decisivo" per il Libano, in cui "la tensione in alcune zone ha raggiunto livelli senza
precedenti". Poi, l’invito alle forze politiche a usare moderazione nelle dichiarazioni
e le rassicurazioni che le divise “continueranno a svolgere il proprio ruolo per evitare
il caos". Intanto, arresti e scontri, nelle ultime 24 ore, con vittime e feriti, si
sono registrati a Beirut e Tripoli, qui tre uomini armati, non identificati, sono
stati uccisi.
Solo ieri, centinaia di manifestanti hanno tentato di assaltare
la sede del governo. L'Alleanza “14 Marzo”, che fa capo al leader dell'opposizione
Saad Hariri, ha chiesto lo scioglimento dell'esecutivo, nel quale siedono anche rappresentanti
di Hezbollah. Oggi, il presidente libanese, Michel Suleiman, ha avuto un incontro
con gli ambasciatori dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu,
Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna, e con il rappresentante delle Nazioni
Unite in Libano, prima di decidere sulla sorte dell’esecutivo.
Ma sulla situazione
abbiamo raccolto una testimonianza da Beirut, che lasciamo anonima per motivi
di sicurezza:
R. – Abbiamo
il timore che quanto sta accadendo sia una scintilla di una ripresa delle ostilità.
Già viviamo la violenza del Paese a noi vicino: vengono qui e una volta entrati… E'
come nella prima guerra del 1975, dove erano loro i potenti. La situazione è così
oscura…
D. - Durante la visita del Papa, si era avuta l’immagine di un Libano
tranquillo?
R. - Si pensava che si fosse risolto questo odio, questa folli.
Invece, quando ci siamo trovati a vivere questi ultimi fatti, ci è tornato alla mente
tutto il nostro passato. Ora, non si sa proprio come sarà il domani. Si butta fuoco
sul fuoco, come ieri dopo i funerali, la violenza dei giovani...
D. - Tensioni
e violenze, quindi, nel giorno dei funerali del capo dell’intelligence della
Polizia: un assassinio prevedibile in qualche modo? Ve lo aspettavate?
R. -
No, no. Nessuno se lo aspettava. E adesso si capisce che è stata una cosa meditata
e preparata e questo perché, da come sono state messe le macchine, Wissam al Hassan
non poteva sfuggire alla morte.
D. - Tra le vittime anche civili e in particolare
lei mi raccontava, una donna…
R. - Questa mattina mi hanno detto: sai quella
mamma che è morta? Era vedova, lavorava in un bar e in quel momento stava tornando
a casa per portare qualcosa ai bambini. Mentre tornava è rimasta investita dall’esplosione,
per la strada, e i suoi bambini rientrando non hanno trovato più nessuno … E’ possibile
che, ancora oggi, in questo secolo, ci siano cuori che non battono più per l’altro?
C’è troppa ingiustizia, troppo egoismo. E’ sempre la povera gente che subisce: i grandi
vanno avanti lo stesso.
D. - Che cosa vuole dire ai nostri microfoni?
R.
- Io vorrei dire a tutti, specialmente ai grandi, di pensare a chi soffre, di pensare
a chi è rimasto senza papà e senza mamma. Chi pensa ora a questi bambini? Il problema
principale sembra essere quello della potenza terrena, dell’essere il più forte, il
più grande… Chi è davvero grande deve guardare, invece, chi soffre: che guardino chi
non ha il pane. Davanti a Dio devono avere una coscienza. Prima di tutto, non dimentichiamo
Dio, perché Dio è misericordia, Dio è perdono, Dio è Padre di tutti. L’uomo è diventato
un oggetto: mi servi, stai con me; non mi servi, allora ti tolgo di mezzo. Ecco, vorrei
suggerire una preghiera a tutto il mondo, non solamente per la fine dei combattimenti,
ma per la pace del cuore, affinché tutti sentiamo l’altro come fratello e un bambino
come il nostro bambino.