Memoria del Beato Karol Wojtyla, il Papa della Nuova Evangelizzazione
La Chiesa ieri è stata in festa per la memoria liturgica del Beato Karol Wojtyla.
Lo straordinario Pontificato di Giovanni Paolo II si è caratterizzato, tra l'altro,
per l’ardore nell’impegno della nuova evangelizzazione. Anzi, è stato proprio il Papa
polacco a coniare il termine “nuova evangelizzazione” già nel lontano 1979, nel suo
primo viaggio apostolico in Polonia. Per questo, il suo Magistero è fonte ricchissima
per i vescovi di tutto il mondo che, in questi giorni, sono riuniti in Vaticano per
il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione. Nel servizio di Alessandro Gisotti,
riproponiamo alcuni pensieri di Karol Wojtyla sulla grande sfida che la Chiesa affronta
oggi nei Paesi di antica tradizione cristiana:
“Sento venuto
il momento di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione”:
è il 1990 quando Giovanni Paolo II lancia questa vibrante esortazione a tutti i fedeli.
Lo fa nel modo più autorevole possibile, con la pubblicazione di un’Enciclica, la
Redemptoris Missio. In quel documento, Karol Wojtyla afferma che le Chiese
di antica cristianità, “alle prese col drammatico compito della nuova evangelizzazione”,
non “possono essere missionarie verso i non cristiani di altri Paesi e continenti
se non si preoccupano seriamente dei non cristiani in casa propria”.
Se dunque
22 anni fa, il Papa consacra in una Enciclica l’impegno della “nuova evangelizzazione
per la missione ad gentes”, già agli albori del suo Pontificato aveva indicato
esplicitamente nella nuova evangelizzazione una delle sfide per la Chiesa del Terzo
Millennio. E’ il giugno del 1979: il Beato Wojtyla si trova in Polonia per il suo
primo viaggio apostolico. Lì, mentre il regime comunista cerca invano di sminuire
la portata storica dell’evento, il Papa pronuncia parole profetiche. “E’ iniziata
– dice nel Santuario della Santa Croce di Mogila – una nuova evangelizzazione, quasi
si trattasse di un secondo annuncio, anche se in realtà è sempre lo stesso. La croce
sta alta sul mondo che volge”. Giovanni Paolo II mostra subito di aver chiari i capisaldi
di questo nuovo impegno: “L’evangelizzazione del nuovo millennio – avverte – deve
riferirsi alla dottrina del Concilio Vaticano II”. E sottolinea come tutti siano coinvolti
in questa opera, vescovi e sacerdoti, laici e consacrati. Una chiamata alla responsabilità,
in particolare per i laici, che il Papa sottolinea nell’Esortazione apostolica post-sinodale
Christifideles laici:
“La ‘Christifideles laici’ afferma che la ‘nuova
evangelizzazione’, rivolta non solo alle singole persone, ma anche ad intere fasce
di popolazione nelle loro varie situazioni, ambienti e cultura, è destinata alla formazione
di comunità ecclesiali mature, nelle quali cioè la fede sprigioni e realizzi tutto
il suo originario significato di adesione alla persona di Cristo e al suo Vangelo,
di incontro e di comunione sacramentale con Lui, di esistenza vissuta nella carità
e nel servizio”. (Discorso ai vescovi italiani, 18 maggio 1989)
Il Papa
“pellegrino nel mondo” è convinto che la “Chiesa o è missionaria o non è più nemmeno
evangelica”. E nella Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte rinnova l’appello
per la nuova evangelizzazione. “Occorre – scrive il Pontefice – riaccendere in noi
lo slancio delle origini, lasciandoci pervadere dall’ardore della predicazione apostolica
seguita alla Pentecoste”. Gli anni passano e il corpo di Karol Wojtyla si indebolisce.
Non si affievolisce, anzi si rafforza invece la convinzione del Papa che, per l’Europa
e l’Occidente, alle prese con l’avanzare della secolarizzazione, sia sempre più urgente
un nuovo annuncio della Buona Novella:
“La nostra responsabilità di cristiani
si esprime nell’impegno della ‘nuova evangelizzazione’, tra i cui frutti più importanti
va annoverata la civiltà dell’amore. Il Vangelo, e quindi l’evangelizzazione, non
si identificano certo con la cultura, e sono indipendenti rispetto a tutte le culture,
tuttavia possiedono una forza rigenerante che può influire positivamente sulle culture”
(Udienza generale, 15 dicembre 1999)
Negli ultimi anni di Pontificato,
il Papa lega dunque il tema della “nuova evangelizzazione” a quello delle “radici
cristiane” dell’Europa. Binomio su cui si registra un’identità perfetta tra l’attuale
Pontefice e il suo venerato predecessore:
“La cultura europea dà l’impressione
di ‘un’apostasia silenziosa’ da parte dell’uomo sazio, che vive come se Dio non esistesse.
L’urgenza allora più grande che attraversa l’Europa, a Est come ad Ovest, consiste
in un accresciuto bisogno di speranza, così da poter dare senso alla vita e alla storia
e camminare insieme”. (Angelus, 13 luglio 2003)
Il Papa, stanco e malato,
sa quanto la dignità della persona sofferente sia occasione feconda di testimonianza
evangelica. E così, il Beato Giovanni Paolo II dedica la Giornata Mondiale del Malato
del Duemila proprio al tema della “nuova evangelizzazione”. Gli ospedali, come ogni
casa dove sono accolte persone sofferenti, scrive Karol Wojtyla, sono “ambiti privilegiati
della nuova evangelizzazione che deve impegnarsi per far sì che proprio lì risuoni
il messaggio del Vangelo, apportatore di speranza”.