"La scuola ha già
dato molto per il risanamento dell'economia italiana, dopo anni di penalizzazioni
meriterebbe ben altra considerazione. Siamo angosciati per i giovani che vedono
sfumare le loro speranze per un futuro lavoro. Chiediamo siano fermati i provvedimenti
previsti dall'art.3 della Legge di stabilità che vanno a danno dei docenti e conseguentemente
degli studenti". Giovanni Villarossa, presidente dell'Uciim (Associazione
professionale cattolica di insegnanti, dirigenti e formatori) riassume,
ai nostri microfoni, la sua lettera al Governo italiano che chiede di bloccare l'aumento
considerevole di ore di lezione per l’intero anno scolastico previsto dal Ddl di
Stabilità. "Si tratta - spiega Villarossa - anche di una rimozione di diritti
già acquisiti senza richiedere un consenso agli interessati o a coloro che li rappresentano,
come noi dell'Uciim. E' stato fatto tutto a loro insaputa, stravolgendo il contratto
vigente con un aumento considerevole delle ore di lezione settimanale, da a 18 a 24".
"Un docente che ha due ore setimanali per classe - spiega il dirigente -, con le attuali
diciotto ore, ne segue nove, per un totale di circa duecento, duecentosessanta alunni.
Se passasse la proposta del Governo ogni docente avrebbe dodici classi e circa trecentosessanta
alunni. Un docente di religione avrebbe ventiquattro classi e oltre settecento alunni
da seguire. E tutto questo a parità di retribuzione". "Non si può chiedere alla
scuola un simile atto di generosità, come lo ha chiamato il Ministro Profumo" aggiunge
Villarossa. "In questo modo non si migliora il rapporto insegnamento - apprendimento
e non si eleva la qualità della scuola. Appare inoltre contraddittorio il varo di
un concorso a cattedre mentre, con l'aumento delle ore settimanali di lezione per
docente, vengono meno i posti di lavoro". "Certo - nota infine il presidente dell'Uciim
- non siamo d'accordo con gli insegnanti che, per protesta contro il provvedimento,
hanno indetto il blocco di tutte le attività del piano dell'offerta formativa
(Pof). Sono azioni di rivendicazione scorretta perché il perno essenziale della
scuola è sempre l'alunno". (A cura di Fabio Colagrande)