Libano: Protesta antisiriana. Disordini e spari davanti alla sede del governo
In Libano ieri è stata la giornata dell'odio anti siriano, dopo l'attentato di due
giorni fa che ha ucciso 8 persone fra cui il generale Wissam al Hassan. In massa sono
scesi in piazza a Beirut per partecipare ai funerali di quest'ultimo, in segno di
protesta contro il regime siriano di Assad. Violenti gli scontri fra manifestanti
e polizia. Indignazione per l'uccisione di Hassan è stata espressa anche dal segretario
generale dell'Onu Ban Ki-Moon, che ha ribadito il forte sostegno della comunita' internazionale
al mantenimento della sovranità e della stabilità del Libano. Il servizio di Paola
Simonetti:
La chiamata
a raccolta da parte dell'opposizione libanese ha visto oggi a Beirut una massiccia
adesione. Migliaia di persone si sono messe in marcia per partecipare ai funerali
del generale al Hassan, ucciso in un attentato venerdì: esequie organizzate in segno
di rabbiosa protesta contro il regime siriano di Bashar al Assad che, hanno sottolineato
gli organizzatori della manifestazione, "vuole esportare il sangue e la distruzione
verso la nostra patria". Il regime di Damasco è infatti accusato di essere il mandante
dell'attentato contro Hassan, che indagava su presunti attacchi organizzati dalla
Siria in Libano. La folla di dimostranti, dopo i funerali del generale, si è diretta
verso la sede del governo nel tentativo di fare irruzione e chiedere lo scioglimento
dell'esecutivo nel quale siedono anche rappresentanti di Hezbollah, la milizia sciita
filo siriana. La polizia ha risposto lanciando lacrimogeni, ma la violenza è poi degenerata
sfociando anche in una violenta sparatoria. Non è ancora chiaro se ci siano vittime,
per ora il bilancio parla di almeno due feriti. Intanto il leader dell'opposizione
libanese, Hariri, ha rivolto un appello alla calma ai suoi sostenitori, invitandoli
a lasciare le strade. "Vogliamo la pace - ha dichiarato- il governo deve cadere ma
in maniera pacifica".
Fabio Colagrande ha raccolto il commento di
padre Samir Khalil Samir, docente di Storia della cultura araba e islamologia
all’Università Saint Joseph di Beirut:
R. – La prima
vittima è stato un ministro dell’intelligence molto bravo, assai giovane – aveva 46
anni – ci si aspettava molto da lui. Era un musulmano sunnita. E’ triste, ma questa
purtroppo è la situazione del Medio Oriente e del Libano. Speriamo solo – e preghiamo
– che questo attentato non produca ulteriori attentati, che la cosa si fermi qui e
che la Siria possa ritrovare, con l’aiuto di Brahimi Lakhdar e altri “Brahimi” un
po’ di pace, almeno una tregua, per riflettere sul futuro: questo è quello che conta,
anche per noi in Libano, che la Siria ritrovi la sua sicurezza e la sua normalità.
Questa situazione crea tanti problemi anche altrove, e soprattutto per la gente della
Siria. Anche per questo il Santo Padre ha deciso di inviare una delegazione per sostenere,
per portare il sostegno del Sinodo alla popolazione della Siria, dando anche un contributo
materiale per aiutarla.